Don Gioacchino Rey torna a Lenola

Lo comunica l’arcidiocesi di Gaeta: nella città natale le spoglie mortali del parroco che salvò molti uomini e donne del Quadraro dai rastrellamenti nazisti

Lo comunica l’arcidiocesi di Gaeta: nella città natale le spoglie mortali del parroco che salvò molti uomini e donne del Quadraro dai rastrellamenti nazisti 

Il «parroco delle trincee», come lo chiamò PioXI, torna a casa. Le spoglie mortali di don Gioacchino Rey, eroe della resistenza romana, faranno ritorno al Lenola, città d’origine del sacerdote medaglia d’oro al merito. Tempo fa, l’arcivescovo di Gaeta Luigi Vari accogliendo la preghiera della comunità di Lenola ha richiesto alla Santa Sede per questo sacerdote la sepoltura di privilegio nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. La richiesta è stata accolta con Decreto del cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione del Clero.

L’inizio della cerimonia è previsto per domenica 23 luglio alle 18.45. Don Gioacchino sarà accolto all’ombra della Basilica della Madonna del Colle, «cuore della fede di ogni lenolese – si legge in un comunicato dell’arcidiocesi – e da dove apprese il coraggio e la passione della fede, poi attraverserà la Scalinata della Pace che congiunge la Basilica alla Chiesa madre passando per le case che lo videro già fanciullo segnato per una vocazione più alta e fino al Duomo di Santa Maria Maggiore».

Nelle trincee e sotto le bombe della Grande Guerra e nel secondo conflitto mondiale durante l’occupazione tedesca di Roma, don Gioacchino, fu accanto a quanti avevano bisogno, ai poveri e ai maltrattati. Durante il secondo conflitto mondiale, intrecciò rapporti con tutte le organizzazioni della resistenza che gravitavano nel quartiere Quadraro, dove operava, fornendo aiuti e protezioni alle persone ricercate dal regime nazista come i renitenti alla leva, gli alleati in fuga, gli ebrei.

Durante il feroce rastrellamento di centinaia
di uomini del quartiere effettuato dalle truppe naziste, dopo essersi offerto al nemico come ostaggio al posto dei suoi parrocchiani, riuscì a far liberare ostaggi e a fornire sostegno e conforto ai perseguitati e alle famiglie, consentendo anche di ricostruire l’identità dei deportati e di preservare la memoria delle persone coinvolte.

24 luglio 2017