I sacerdoti, porte della Misericordia

Il presbitero, privilegiato dalla grazia, fa passare attraverso il suo ministero l’amore di Dio, che gli torna indietro attraverso coloro che ha servito

Il presbitero, privilegiato dalla grazia, fa passare attraverso il suo ministero l’amore di Dio, che gli torna indietro attraverso coloro che ha servito

L’ultima testimonianza di misericordia vissuta arriva da un sacerdote alle prese con i ragazzi e con quel circolo di amore che solo la misericordia sa creare tra chi dona e chi riceve. Circolo per niente scontato perché genera quell’unità d’amore nella quale non si riesce più a sapere chi da e chi riceve. Il sacerdote, sotto questo punto di vista, è un privilegiato della grazia, qualcuno che senza meriti speciali – e quando umilmente gli riesce- fa passare attraverso il suo ministero la grazia e l’amore di Dio, rendendosi conto dell’ampiezza e della profondità di questa grazia perché gli ritorna indietro proprio attraverso coloro che ha servito, diventando sempre più testimone speciale del grande amore che ci ha dato il Padre di essere figli di Dio, «e lo siamo realmente» (1 Gv 3,1):

 

«Qualche giorno dopo aver dato l’avviso in parrocchia che avrei portato i giovani a Lourdes, con il pellegrinaggio diocesano in vista del Giubileo del 2000, un anno esatto prima della Giornata mondiale della gioventù, la signora Albina venne a parlarmi, manifestandomi l’intenzione di regalare questa occasione a suo nipote Aldo e ad altre tre nipoti, più il fidanzato di una di loro. Davanti a una iniziale perplessità da parte mia – non essendo ragazzi conosciuti, temendo non “sopportassero” un pellegrinaggio – cedetti alla generosità di questa nonna e aggiunsi altri cinque nomi all’elenco già nutrito dei miei ragazzi. La nonna aggiunse: «Chiedo, per Aldo, due miracoli alla Madonna». Aldo, ventiduenne, non frequentava più la chiesa, come gli altri quattro. Aveva avuto un tumore alla testa quand’era ancora bambino e, come spesso succede, non era ancora del tutto fuori pericolo.

Non so cosa sia successo, ma Aldo, che esteriormente sembrava un ragazzo scanzonato, distratto, “fuori luogo”, partecipò a quel pellegrinaggio con un tale coinvolgimento che mi stupì, correggendo i miei pregiudizi di giovane prete verso i lontani. Da quell’esperienza seguì un cammino di fede, di amicizia, di servizio, in quel tempo di grazia che fu il Giubileo e la Gmg di Tor Vergata, finché, dopo un po’ di tempo, nonna Albina mi disse con immensa gratitudine: «La Madonna mi ha esaudita due volte: la salute di Aldo e la sua fede», ringraziando anche me per come avevo accolto e seguito suo nipote. Mi resi conto che la Misericordia di Dio ama passare per vie che noi a volte non pensiamo di percorrere e che, anche con una sola confessione, un incontro di preghiera, una semplice accoglienza, può veramente aprire il cuore di un giovane, che merita sempre, in quanto giovane, la nostra fiducia, nonostante il mondo pensi all’opposto.

Pochi mesi dopo il mio trasferimento ad un’altra parrocchia, si riaffacciò inaspettatamente il tumore nella testa di Aldo. Fu un colpo per tutti: per la sua famiglia, per gli amici del gruppo, per me. Sembrava anche a me che il Signore avesse quasi giocato con noi, con le nostre speranze, con la vita di un giovane ricco di prospettive. Inoltre soffrivo per non poter essere accanto ad Aldo fisicamente come avrei voluto. Confesso di aver avuto inizialmente anche una strana “invidia” per il viceparroco che mi aveva sostituito, per il fatto che fosse lui ora a seguire spiritualmente Aldo nella fase ormai terminale della sua esistenza.

La morte di quel ragazzo fu per tanti giovani e per me un segno grande di fede. Corresse i miei sentimenti sbagliati, pensando che davanti a una vita che si apre alla Misericordia, occorre, come sacerdoti, essere semplicemente accanto a una persona per il tempo che ci viene offerto, lungo o breve che sia, senza pretendere riconoscimenti personali o meriti.

Capii anche, insieme a nonna Albina, che il vero unico miracolo è credere ad un Dio ricco d’Amore, che ha vie che non sono le nostre. Aldo, inconsapevolmente, aveva aperto il cuore di tanti alla Misericordia, compreso il mio».

7 giugno 2016