30 anni dalle bombe di Roma e Milano, Mattarella: «Il piano della mafia fu sconfitto»
Il capo dello Stato ricorda gli attentanti della notte tra 27 e 28 luglio 1993. «Quelle bombe, parte di una strategia terroristica culminata negli agguati a Falcone e Borsellino. Sfida alla convivenza civile». La fiaccolata “Roma non dimentica” e la targa a San Giorgio al Velabro
Una «sfida alla nostra convivenza civile». Un «tentativo di minacciare e piegare lo Stato democratico, costringerlo ad allentare l’azione di contrasto al crimine e il rigore delle sanzioni penali». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda così quella notte di 30 anni fa, tra il 27 e il 28 luglio 1993, quando le bombe della mafia scoppiarono a Milano, in via Palestro, e a Roma, davanti alle basiliche di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro. A Milano persero la vita in 5, e il capo dello Stato li ricorda uno per uno: «I vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno; l’agente di polizia municipale Alessandro Ferrari; il cittadino del Marocco Moussafir Driss». Accanto a loro, tanti i feriti, sia nel capoluogo lombardo che nella Capitale. «Alle vittime innocenti dello stragismo mafioso va il deferente pensiero della Repubblica, mentre rivolgo ai loro familiari sentimenti di intensa solidarietà e vicinanza».
Mattarella lo afferma con forza: quello di 30 anni fa «fu un piano eversivo che è stato sconfitto». Parte di «una strategia terroristica che ha avuto il culmine negli agguati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che è proseguita fino a colpire siti artistici prestigiosi, simboli della bellezza e della storia del Paese, luoghi di significativa identità religiosa». Importante la reazione di «Parlamento, governo, magistratura e forze dell’ordine», che «fecero sì che i capi mafiosi fossero assicurati alla giustizia e gli autori degli attentati in via Palestro, in San Giovanni in Laterano, in San Giorgio al Velabro, condannati». Ma «la logica criminale – rileva il presidente – è stata respinta anzitutto dalla civiltà e dalla dignità di un popolo che non ha rinunciato alla propria libertà, che ha saputo esprimere una cultura e una coscienza collettive inconciliabili con la pretesa di sopraffazione e con la disumana violenza insita nelle organizzazioni mafiose. Milano, come Roma, come Palermo, sono state alla testa della reazione sociale e civile – ricorda -. Una lezione che conferma come libertà e democrazia vadano continuamente difese, giorno dopo giorno, dalle varie forme di illegalità, dalle incursioni criminali che toccano anche campi inediti, dai tentativi di sconvolgere la libertà della vita della società e dell’economia. L’esperienza ha dimostrato che sconfiggere le mafie è possibile», è la conclusione del capo dello Stato.
Nella Capitale, la commemorazione dell’anniversario è iniziata questa mattina a San Giorgio al Velabro, dove è stata scoperta una targa commemorativa, alla presenza, tra gli altri, del sindaco Roberto Gualtieri e del prefetto di Roma Lamberto Giannini. Questa notte poi, alle 0.04 – l’ora esatta della deflagrazione – partirà da San Giovanni in Laterano la fiaccolata “Roma non dimentica”, promossa dalla diocesi di Roma in collaborazione con Libera e Roma Capitale, che si concluderà proprio davanti a San Giorgio al Velabro. «Come diocesi di Roma riteniamo sia fondamentale non dimenticare quanto accaduto», commenta il cardinale vicario Angelo De Donatis, ribadendo che «la mafia è in aperto contrasto con il Vangelo della Vita di cui i discepoli di Cristo devono essere per vocazione testimoni. Come scrive l’apostolo Paolo, urgono comportamenti all’insegna dell’amore, della gioia, della pace, della magnanimità, della benevolenza, della bontà, della fedeltà, della mitezza, del dominio di sé». Dopo 30 anni, osserva, «la nostra società ha ancora oggi bisogno di essere risanata dalla violenza, dalla corruzione, dalle estorsioni, dal traffico illecito di stupefacenti e di armi, dalla tratta di esseri umani». Di qui l’invito a schierarsi con forza ancora maggiore accanto alle vittime. «Il Signore giusto e misericordioso tocchi il cuore di ciascuno di noi – è l’auspicio – perché abbiamo insieme a promuovere il diritto di cittadinanza, servendo il bene comune».
27 luglio 2023