A San Carlo al Corso il presepe della misericordia e dell’accoglienza

L’allestimento a cura dei ragazzi del Liceo Artistico di via di Ripetta: sagome a grandezza naturale sul sagrato della chiesa e rielaborazioni della Natività

L’allestimento a cura dei ragazzi del Liceo Artistico di via di Ripetta: sagome a grandezza naturale sul sagrato della chiesa e rielaborazioni del mistero della Natività

Il prezioso presepe tardobarocco custodito nella chiesa di San Carlo al Corso giaceva da due anni negli scatoloni della sacrestia, ma la sua “assenza” non è passata inosservata ad alcune classi del Liceo Artistico di via di Ripetta e ai loro insegnanti di Religione e di Storia dell’Arte, che hanno incominciato a farsi domande. Dopo i primi contatti con il rettore della basilica e il Primicerio della Confraternita, accanto ad alcune difficoltà che ostacolavano l’allestimento del presepe, di proprietà dell’Arciconfraternita dei Santi Ambrogio e Carlo e della Nazione lombarda, sono nate alcune proposte di valorizzazione da parte degli studenti e dei professori, bene accolte dalla stessa arciconfraternita.

Così quest’anno, accanto al tradizionale allestimento, sono comparse, sul sagrato della chiesa, sei sagome a grandezza naturale che riproducono alcuni dei pezzi più significativi, rielaborati però sul piano iconografico con uno dei temi di più stringente attualità. Le silhouettes riproducono la Sacra Famiglia, a trittico unito, priva di rielaborazioni, lasciata intatta, carica di tutta la sua forza rivelatrice; i Re Magi, una pastorella e un pastore, riprodotti in sagome distinte.

Gli studenti, dopo aver fotografato i pupazzi e acquisito le immagini digitali, mediante una rielaborazione grafica, sono intervenuti sui personaggi, modificandone l’aspetto e alcuni elementi del loro corredo iconografico con inserti legati ad una delle vicende più tragiche dell’oggi: i migranti in cerca di salvezza. Il dono dell’oro si è trasformato nella coperta termica dorata con cui i soccorritori donano un primo soccorso ai profughi che stremati dal freddo e dalla paura approdano sulle nostre coste; il soffio dell’incenso è diventato un giubbotto di salvataggio nelle mani dell’altro Re Mago. Al terzo mago è stata invece lasciata la mirra, preziosa resina con cui venivano imbalsamati i corpi per la sepoltura, allusiva al sacrificio del Redentore. La pastorella avanza verso il Mistero recando sul capo non una cesta di pane, ma una pila di valigie consunte. Inoltre tre dei personaggi sono stati privati del volto: ciascuno è invitato a “metterci la faccia”, a sentirsi parte di quella Rivelazione che si incarna oggi, nelle nostre vite, per le strade delle nostre città; a scoprire il proprio ruolo nella pagina di storia che l’umanità sta scrivendo.

A questo intervento si aggiunge l’installazione, all’interno della chiesa, di 5 lavori polimaterici originali, che reinterpretano il mistero della Natività in un contesto contemporaneo. «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini»,  recita la lettera di san Paolo ai Filippesi. Proprio da qui ha preso avvio l’intervento artistico dei ragazzi: dal tema dello “svuotamento” di Dio, che rinuncia all’intangibilità del suo essere divino per farsi carne “toccabile”, cioè vulnerabile, Dio diventa uomo tra gli uomini, nelle mani degli uomini… Gli studenti hanno dunque voluto interpretare tale testo, oltre che in relazione alla sua nascita, anche come monito all’accoglienza e alla solidarietà: Dio si fa uno di noi e vicino a noi, perché, a nostra volta, sappiamo rivolgerci agli altri sentendoci parte di una stessa umanità.

Infine va detto che l’esperienza di collaborazione vissuta per realizzare quest’opera ha una bellezza non minore del risultato artistico ottenuto: il progetto ha coinvolto tre classi (indirizzi di Grafica e di Design) e cinque docenti (Storia dell’Arte, Progettazione Grafica, Design e Religione), ha fatto interagire professionalità e competenze, ha messo a confronto idee, punti di vista, credenze; ha fatto incontrare e stimare persone, giovani e adulte, molto diverse fra loro… Soprattutto ha verificato una frase: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35) . Sono parole di Gesù che ancora oggi trovano posto nelle nostre relazioni e suggeriscono un cammino di condivisione che ci aiuta a guardare al futuro con speranza. (M. Rita Falco)

16 dicembre 2015