A Santa Maria Maggiore il «rosario della famiglia»
Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito): «Preghiamo perché il Paese non cada». Don Bonaiuto (Giovanni XXIII): «Necessario tutelare i nostri bambini»
Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito): «Vogliamo pregare perché il Paese non cada». Don Aldo Bonaiuto (Giovanni XXIII): «Necessario tutelare i nostri bambini»
Tulipani, margherite, rose bianche. Centinaia di fiori deposti ai piedi dell’effigie di Maria Salus Populi Romani, da parte di tante donne: mogli, madri, promesse spose. È stata dedicata soprattutto a loro la veglia di preghiera mariana organizzata dal Rinnovamento nello Spirito martedì 26 gennaio, a Santa Maria Maggiore. Una serata per affermare il «valore sociale della preghiera a favore della famiglia», ha detto il presidente di Rinnovamento, Salvatore Martinez: «Non vogliamo addormentarci, vogliamo vegliare con perseveranza affinché Dio non sia escluso dalla nostra storia», perché chi prega «vuole trovare un linguaggio spirituale profondo per affermare parole vere ed eterne come “vita” e “famiglia”».
Una preghiera condivisa, contemporaneamente, in oltre venti basiliche e santuari, tra cui le sedi pontificie di Padova, Loreto, Pompei e Santa Maria degli Angeli. Una grande preghiera di popolo che a Santa Maria Maggiore ha preso la forma del rosario; «un rosario della famiglia» ha puntualizzato Martinez, presieduto dal vicegerente della diocesi di Roma monsignor Filippo Iannone, e animato dal Movimento per la Vita, dal Cammino neocatecumenale, dalle Comunità di Betania, Giovanni XXIII e dal Rinnovamento nello Spirito.
«Chi prega sa dialogare non solo con Dio, ma anche con gli uomini – ha aggiunto Martinez -. Vogliamo farlo anche questa sera, perché il nostro Paese non cada, le nostre anime non si smarriscano, le nostre famiglie non si perdano». Il rosario della famiglia, che è stato recitato da centinaia di persone che hanno riempito la basilica, ha toccato i misteri della nascita di Gesù, della sua autorivelazione alle nozze di Cana, della morte in croce, della resurrezione e della discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli. Per ognuno di questi misteri, una testimonianza e una breve lettura: dalla Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II all’Evangelium Nuntiandi di Paolo VI, dal discorso ai fidanzati di Benedetto XVI alla Lumen Fidei.
Magistero e vita quotidiana si sono incrociati indissolubilmente attraverso le storie di Maria e Antonio, chiamati a partecipare all’Incontro mondiale della Famiglia di Filadelfia; di Francesco, Eularia e dei loro quattro figli; di Nicola e Carmela, sposi da 35 anni; di Andrea e Michela e della loro piccola Noemi che, con la preghiera degli amici, è guarita da una brutta malattia cardiaca. Storie semplici che raccontano la normalità della vita familiare, con i suoi drammi e le sue gioie. Storie accomunate da una «grande fede in Dio e dall’altrettanto grande fedeltà di Dio nei confronti di coloro che lo invocano», notano Maria e Alessandro, originari di Napoli ma trasferitisi a Roma, per lavoro, ormai parecchi anni fa. «Come le storie che abbiamo sentito, anche la nostra – dicono – si fonda sull’amore nei confronti di un Dio che non ci fa mancare nulla. Un amore, incondizionato, come quello che si dona con la vita ai propri figli».
E poi ci sono anche le famiglie allargate, come quelle della Comunità Giovanni XXIII. «Siamo qui questa sera – ha detto don Aldo Bonaiuto – perché il nostro fondatore, don Oreste Benzi, ha avuto la grande intuizione di mettere nel cuore della famiglia, in quello degli sposi, la capacità di rigenerare nell’amore tanti piccoli oppressi, dimenticati, perché potessero diventare figli rinati nell’amore». Una rappresentanza di questi “figli rinati” era con don Aldo a Santa Maria Maggiore. C’era Cristian, che in comunità ha trovato una mamma e un papà capaci di amarlo, come è successo anche con Evelin, Dennis e tanti altri ancora. C’era Marina, che con il marito ha accolto in famiglia alcune ragazze tolte dalla schiavitù della strada. «La radice del male è sempre la stessa – ha continuato don Aldo -, è quella dell’egoismo che permette i soprusi, la mercificazione, anche dei più piccoli». È necessario «tutelare i nostri bambini, sono loro a chiederci la cosa più importante: non toglieteci l’abbraccio di una mamma e di un papà».
Prima della danza di suor Anna Nobili, che ha concluso la serata sulle note dell’Ave Maria di Schubert, monsignor Filippo Iannone ha salutato l’assemblea ricordando come «in alcune stagioni della storia dell’uomo sia più necessario proclamare con forza il Vangelo della Vita; con mansuetudine, con umiltà ma con fermezza, attraverso la testimonianza dei valori che proclamiamo e in cui crediamo». Questa testimonianza, ha concluso l’arcivescovo, «ha bisogno di una forza che viene dall’alto. Per questo ci siamo riuniti attorno a Maria, sposa di Giuseppe e madre di Gesù, che ha vissuto la sua vita nella perfetta adesione alla volontà di Dio». Per questo, «le chiediamo di darci la forza di annunciare ai nostri fratelli che realizzare il progetto di Dio rende bella la nostra vita».
27 gennaio 2016