«Accogliere, ascoltare, discernere»: le parole chiave di Pizzaballa per Gerusalemme
L’amministratore apostolico del Patriarcato latino ha fatto ufficialmente ingresso a Gerusalemme, dove è già stato per 12 anni Custode di Terra Santa
Un discorso dal sapore programmatico, quello con cui monsignor Pierbattista Pizzaballa ha fatto ieri, 21 settembre, il suo ingresso ufficiale a Gerusalemme come amministratore apostolico del Patriarcato latino. Tre le parole chiave consegnate alla comunità ecclesiale: «Accogliere, ascoltare, discernere». Unito a queste, l’invito a «orientare insieme il cammino della Chiesa per i prossimi anni». Il francescano non ha nascosto la difficoltà del compito che lo attende – «non sono ingenuo» -, sapendo bene che «dopo la gioia della trasfigurazione c’è la discesa dal Monte, nella vita ordinaria e quotidiana, con il suo carico di gioie certamente, ma anche di problemi, sofferenze e divisioni. E a Gerusalemme, e più in generale in Terra Santa, le divisioni non mancano».
Divisioni «dure», che «feriscono nella nostra vita quotidiana», ha continuato Pizzaballa, elencando una serie di criticità che ha avuto modo di conoscere bene nei 12 anni già passati come Custode di Terra Santa, dal 2004 al 2016. «Lo constatiamo continuamente – le sue parole -: nella vita politica e sociale, con un conflitto politico che sta logorando la vita di tutti, nella dignità offesa, nella mancanza di rispetto dei diritti basilari delle persone; le vediamo anche nelle relazioni intra-religiose, tra le nostre chiese e non di rado anche all’interno delle nostre rispettive Chiese. Il diavolo, che è all’origine delle divisioni, sembra avere preso casa a Gerusalemme».
L’amministratore apostolico ne è convinto: la risposta alle divisioni è una sola, cioè «essere Chiesa, dare la nostra testimonianza di unità. Qui, in questo contesto lacerato e diviso, insomma, il primo annuncio da dare è l’unità, che comincia da noi, all’interno della nostra casa». Per coinvolgere poi anche gli ortodossi. Coerente con questa convinzione, Pizzaballa ha ribadito al patriarca greco ortodosso della Città Santa «la volontà di operare per la comunione e l’armonia vicendevole». Perché, ha concluso, «non possiamo permetterci di dare lezioni di dialogo al mondo se tra noi regnano le divisioni e la sfiducia! Dobbiamo, vogliamo allora diventare esperti di una vita che viene dalla croce, che non si rassegna alla morte ma la vince con l’amore».
22 settembre 2016