Anche il Senato concede la fiducia al Conte bis

Palazzo Madama approva la mozione con 169 voti favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti. La replica del premier: «Determinati a incrementare la crescita economica del Paese»

Dopo Montecitorio, nella giornata di ieri, 10 settembre, anche l’Aula di Palazzo Madama ha concesso la fiducia al governo Conte bis, approvando con 169 voti favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti la mozione presentata dai senatori Perilli (M5S), Marcucci (Pd), De Petris (Leu) e Laniece (Autonomie). Lo ha annunciato, nel tardo pomeriggio, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Decisivo anche il contributo dei senatori a vita Monti, Cattaneo e Segre.

Prima delle dichiarazioni di voto, la replica del premier Conte, che ha precisato alcuni punti programmatici. A cominciare da legge di bilancio e imprese. «Quando ragioniamo di un cuneo fiscale a totale vantaggio dei lavoratori – ha spiegato – lo facciamo perché riteniamo di non dover prendere in giro gli italiani e siamo consapevoli che, in prospettiva di una manovra economica immediata che ci impegnerà nella prima riforma strutturale, vale a dire contenere ed evitare l’incremento dell’Iva, le risorse attuali scarseggeranno» ma «in prospettiva ci auguriamo di poter avere maggiori risorse anche a favore delle imprese».

Il presidente del Consiglio ha assicurato la forte determinazione del suo esecutivo a «incrementare la crescita economica del Paese. Siamo consapevoli della debolezza della domanda interna», ha affermato, aggiungendo che «vogliamo orientare il Paese verso l’economia circolare. Per questo, nella prospettiva delle riforme costituzionali a cui lavoreremo ci impegneremo a proporre l’inserimento nella Costituzione del principio di tutela dell’ambiente, del rispetto della biodiversità e dello sviluppo sostenibile». Ancora, sulla nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo all’Economia, Conte ha dichiarato che «sarà un importante presidio per l’Italia, non per la singola maggioranza di turno ma anche per chi verrà dopo questo governo».

Nella replica del premier anche il tema del suicidio medicalmente assistito, «che coinvolge questioni politiche, morali, deontologiche, filosofiche. Mi sembra improprio ricondurlo a un’iniziativa di governo. Personalmente – le parole di Conte – mi auguro che il Parlamento trovi il modo, le occasioni per poter approfondire queste questioni e lo possa fare rapidamente. Diversamente si arriverebbe ad una pronuncia della Corte costituzionale che ha un raggio di azione limitato, date le sue competenze. Sarebbe auspicabile che si possa trovare un’ampia condivisione per potere intervenire e legiferare in materia». Il presidente del Consiglio ha spiegato che è stato lui stesso a volere che il tema non fosse inserito nel programma di governo e ha asserito, richiamando quanto osservato dal Comitato nazionale di bioetica, che «su questo tema sarebbe opportuno incentivare il ricorso alle cure palliative, sarebbe importante rafforzare tutte le misure che sono volte ad alleviare la sofferenza dei malati inguaribili e lavorare per rafforzare la formazione bioetica degli operatori sanitari».

Ultimo punto, la questione migranti, sulla quale il premier ha  ha rivolto a tutti, dentro e fuori il Parlamento, un appello: «D’ora in poi evitiamo di concentrarci ossessivamente sullo slogan “porti aperti, porti chiusi». Il governo, ha proseguito, «ha già chiarito che lavorerà su più livelli. Intensificheremo la cooperazione con i Paesi di origine, dove hanno origine i traffici illeciti, lavoreremo con i Paesi di transito, dove sono concentrate queste rotte dei flussi migratori, lavoreremo per contrastare i traffici illeciti perché questa è una tratta inumana, lavoreremo per contrastare l’immigrazione clandestina perché riteniamo che uno Stato sovrano abbia il diritto di regolamentare l’accesso nei propri confini, lavoreremo per consentire una più completa integrazione di coloro che hanno diritto a stare sul nostro territorio». E ancora: «Dobbiamo assolutamente rafforzare il meccanismo dei rimpatri e allargare lo spettro; in questo momento abbiamo pochi accordi, dobbiamo concluderne molti altri». Il fenomeno, di cui Conte ha già parlato con Ursula von der Leyen, «va gestito a livello europeo» e per questo bisogna «modificare il Regolamento di Dublino». Sui decreti sicurezza, «il governo raccoglierà le osservazioni del presidente della Repubblica», ha assicurato il premier, ricordando come «qualsiasi norma, qualsiasi circolare, qualsiasi regolamento amministrativo» vada «interpretato in senso costituzionalmente conforme».

Il voto di ieri si è intrecciato con la partita ancora aperta della nomina dei viceministri e dei sottosegretari. Al momento il segretario generale di Palazzo Chigi è stato stoppato dal no di Luigi Di Maio e così Riccardo Fraccaro resta l’unico sottosegretario alla presidenza. Un vertice di maggioranza definitivo comunque potrebbe andare in scena già oggi. L’obiettivo, per Conte, è fare «il prima possibile», per permettere al governo di «governare»: solo dopo aver completato la squadra con i 42 sottosegretari infatti si potrà andare a regime. L’obiettivo è farli giurare giovedì, quando è convocato il Consiglio dei ministri.

11 settembre 2019