All’Opera tre incontri dedicati all’«Attila» di Verdi

Il regista e scenografo Pizzi, il giornalista Rai Piero Angela e monsignor Perazzolo, del Pontificio consiglio della cultura, tra i protagonisti delle serate in preparazione alla prima del dramma verdiano di Mariaelena Finessi

Fu la Fenice di Venezia ad accogliere, il 17 marzo 1846, il debutto di «Attila», il dramma lirico di Giuseppe Verdi scritto su libretto di Temistocle Solera ed ispirato alla tragedia di Zacharias Werner, “Attila, König der Hunnen” (Attila, re degli unni). Da allora molti teatri, ovunque nel mondo, l’hanno rappresentato e tuttavia resta uno dei lavori verdiani meno noti. All’Opera di Roma arriverà il prossimo 25 maggio (seguiranno altre cinque recite, l’ultima il 5 giugno), diretto da Riccardo Muti, al quale si deve la rinascita dell’interesse internazionale su questo sanguigno dramma in cui Verdi traspose due temi a lui particolarmente cari: la brama di vendetta e il rapporto di un’eroina con il padre.

Ad anticipare l’evento, il Costanzi aprirà le porte al pubblico per tre incontri gratuiti il cui fine è proprio quello di permettere di apprezzare l’esecuzione avendo nozioni del dramma che molto affascinò il Maestro di Busseto. Il primo appuntamento è previsto per lunedì 7 maggio, alle 17.30: intervistato dal giornalista Valerio Cappelli, il famoso regista, scenografo e costumista Pier Luigi Pizzi – al quale sono stati assegnati anche la “Legion d’honneur” e il titolo di “Officier des Arts et des Lettres” in Francia – racconterà questo nuovo allestimento dell’«Attila». Della figura storica del re degli Unni si parlerà lunedì 21 maggio, alle ore 17.30, con Piero Angela che presenterà un estratto del documentario sull’invasore realizzato per la trasmissione “Quark”. Il giornalista Rai sarà intervistato da Elio Matassi, docente di Estetica musicale presso l’Università Roma Tre. L’opera di Verdi vera e propria sarà invece al centro dell’incontro di mercoledì 23 maggio, alle 17: il professore e giornalista Paolo Gallarati presenterà il dramma lirico e all’incontro parteciperà monsignor Franco Perazzolo, officiale del Pontificio consiglio della Cultura a raccontare come fu il papa Leone Magno, che avrebbe incontrato Attila nei pressi del Mincio nel 452, a distogliere il bellicoso capo barbaro dal proposito di invadere l’Italia, momento reso immortale da Raffaello in un affresco conservato nella Stanza di Eliodoro, una delle Stanze Vaticane

Ammaliato dai personaggi di Attila e di Odabella, volitiva come l’Abigaille di «Nabucco», Verdi scrisse all’editore francese Escudier per vagliare la possibilità di dare vita ad un grand-opéra per Parigi. Gli furono segnalate alcune modifiche da apportare ma poiché nella versione di Solera l’odio e la vendetta risultavano appena tratteggiati, autorizzato dal librettista, che si trovava all’estero per altri incarichi, Verdi fece apportare da Francesco Maria Piave le modifiche necessarie. Il rifacimento giunse però a stravolgere a tal punto il libretto che Solera, amareggiato non volle più collaborare con Verdi. Considerato un archetipo del “melodramma risorgimentale”, dietro il vessillo della riscossa romana contro gli unni invasori le note impetuose di Verdi infiammarono gli animi del pubblico di allora, con un’opera carica di impeto e di passione politiche.

11 maggio 2011

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