Angelo Branduardi racconta il suo San Francesco

Intervista al cantautore in scena l’11 e 12 aprile al Teatro Sistina con brani estratti dalla “Lauda di Francesco”, la sua opera che vanta più di 300 repliche in tutti i teatri italiani di Concita De Simone

Torna in scena a Roma l’artigiano della musica, uno dei cantautori più colti e raffinati del panorama italiano, un «trovatore del nuovo millennio», come ama definirsi lo stesso Angelo Branduardi, che, nelle serate dell’11 e 12 aprile, per il Sabato Santo e il giorno di Pasqua, sarà al Teatro Sistina per proporre la sua “Lauda di Francesco”. L’opera racconta episodi della vita di San Francesco, con all’attivo oltre 350 repliche e che, dopo Roma, sarà portata in Germania e Francia.

Nella prima parte dello spettacolo verranno eseguiti in forma di oratorio (musica più recitativo, più un momento coreografico) brani estratti dall’“Infinitamente piccolo”, l’opera del 2000 basata sulle Fonti Francescane con testi di Luisa Zappa, moglie del cantautore milanese. Nella seconda parte dello spettacolo Branduardi riproporrà i suoi brani più famosi, quelli che meglio raccontano la sua carriera ormai più che trentennale, oltre a un assolo di violino. Alla fine, un inedito: “Il denaro dei nani”, il primo singolo del nuovo album dell’artista, intitolato “Senza spina”; una filastrocca apparentemente innocua che però parla dei finanzieri d’assalto che si sono arricchiti sulle nostre spalle generando la crisi che stiamo passando. L’album propone alcune registrazioni di un concerto acustico all’Olympia di Parigi nel 1986, quando il termine “unplugged” (letteralmente “senza spina”, ecco spiegato il titolo dell’album) ancora non esisteva. Nel cd, anche “La Tempesta”, pezzo liberamente ispirato a un’opera di Luigi Boccherini, e alcuni brani in cui sono state adattate poesie di Yeats.

Una conferma del Branduardi che conosciamo: cantautore controcorrente, allergico alle mode e alle tendenze del mercato fin dall’inizio della sua carriera, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, quando l’impegno dei cantautori era dato per scontato, e lui, invece, sviluppò un proprio percorso e una poetica musicale specifica, tra musica, poesia, filologia, semiotica e antropologia.

Il 24 giugno Branduardi sarà anche protagonista di un concerto per la Festa di San Giovanni, a Piazza San Giovanni in Laterano a Roma, basato sul disco di musiche rinascimentali “Futuro Antico 6”. Noi, intanto, lo abbiamo intervistato per parlare di San Francesco e della sua fede.

Lei definisce San Francesco un uomo moderno. In che senso?
In tantissimi sensi. Quello che mi ha colpito di più è che non è un semplice menestrello di Dio, ma un uomo tormentato, reso bene nel film della Cavani. È uno che cade, si rialza, ha un’inquietudine moderna. E poi il massimo è nella sua intuizione dell’“infinitamente piccolo”, una sua espressione. Come prendere un foglio di carta e piegarlo a metà e poi a metà ancora, e ancora, senza fine. Ci fa capire che tutto implode, il cosmo è dentro. È un concetto rivoluzionario non solo dal punto di vista spirituale, ma anche della fisica. Eppure è di oltre 800 anni fa.

A parte i suoi fans, chi viene a vedere lo spettacolo, lo fa per fede o per desiderio di intrattenimento?
Nessuna delle due. Ai miei concerti ci sono anche tantissimi giovani. La figura francescana ha un grande impatto su tutti, non solo sui cattolici. Il Francesco trasversale, diciamo, è un concetto che mi ripeteva sempre padre Paolo Fiasconaro, che mi ha seguito in questa composizione.

Quali episodi della vita del poverello di Assisi ritroviamo nello spettacolo?
Lo spettacolo è in forma di oratorio, senza azione scenica, e non sarà integrale. C’è l’incontro con il sultano, quello con il lupo, la sorella morte e la predica della perfetta letizia, che è l’essenza del francescanesimo.

Assisi ci richiama alla memoria il terremoto del ‘97 che la colpì gravemente. È sempre difficile portare parole di speranza in momenti così drammatici come quello che sta vivendo adesso l’Abruzzo…
La mia fede non è a prova di bomba. E mi chiedo perché accadano certe cose. Riprendo l’invocazione di Francesco, che si vede bene sempre nel film della Cavani: “Parlami”.

Come sarà la terza parte del suo spettacolo al Sistina?
Suonerò in modo minimale. Più c’è, più è difficile da suonare a da ascoltare. Uno veste la canzone e riempie tutti i buchi, ma c’è un modo opposto che è quello di creare i buchi, equivoci armonici, melodici e ritmici, in modo che la musica conti tanto quanto il silenzio. Se funziona c’è un’interazione di tipo magico con lo spettatore.

Un silenzio da ascoltare: lei è ancora in contro tendenza…
Io sono sempre in controtendenza, lo sono per carattere. Faccio sempre il contrario di quello che si aspettano da me, non solo musicalmente. Non sono un artista che stupisce, ma un artista stupito: ogni volta che c’è qualcuno che ama quello che faccio, resto perplesso.

10 aprile 2009

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