Caritas, passano per le parrocchie gli aiuti all’Abruzzo

La raccolta di beni di prima necessità in diverse zone della città. Il sostegno ai parroci nella ripresa delle attività pastorali. Procede su più fronti l’impegno nella zona di Lucoli di Giulia Rocchi

Raccolta di beni di prima necessità coordinata con le parrocchie. Animazione all’interno delle tendopoli. Sostegno ai parroci nella ripresa della pastorale. Percorre tre strade parallele la Caritas diocesana di Roma, nell’organizzare gli aiuti di medio e lungo periodo all’Abruzzo ferito dal terremoto. L’organismo diocesano è attivo nella zona di Lucoli, Scoppito e Tornimparte. Cittadine all’ombra dell’Appennino, a ovest dell’Aquila, dove circa 2.600 persone hanno abbandonato le case inagibili o crepate per trasferirsi nelle tendopoli o in tende di fortuna, montate davanti alle cascine e ai casolari.

Qui servono lamette e schiuma da barba, detersivo per i piatti e per il bucato. E ancora tonno e legumi in scatola, e piatti di plastica per mangiare. Questo offrirà la Caritas di Roma alla gente di Lucoli e dintorni, grazie alla generosità dei fedeli e all’aiuto delle comunità parrocchiali della diocesi. Da lunedì, infatti, sono attivi cinque punti di raccolta in altrettante parrocchie romane – una per ogni settore – nelle quali, un giorno a settimana dalle 16 alle 19, si potranno portare i prodotti alimentari e per l’igiene richiesti. Si tratta di San Michele Arcangelo a Pietralata (lunedì), San Giuseppe Cottolengo (martedì), Santissima Annunziata a via Ardeatina (mercoledì), San Policarpo (giovedì) e San Girolamo a Corviale (venerdì). Ogni due settimane il sito www.caritasroma.it sarà aggiornato con l’elenco dei prodotti che occorrono, e con eventuali nuovi orari in cui poterle donare.

Non ci sono, però, solo le necessità materiali a cui fare fronte. «Queste persone temono soprattutto di essere lasciate sole», afferma monsignor Guerino Di Tora, direttore della Caritas diocesana, tornato di recente dall’Abruzzo. «Vivere nel campo è pesante – dice -. Si avverte la difficoltà di relazioni serene con gli altri, perché non si ha più uno spazio proprio, privato. E poi si soffrono molto il freddo e il caldo». Ma la gente d’Abruzzo sta affrontando con coraggio la situazione. «Si è stabilita una vera amicizia, che vogliamo continuare a lungo in un contesto di gemellaggio», conclude monsignor Di Tora.

«Nelle tendopoli ci sono problematicità trasversali – ammette Oliviero Bettinelli, responsabile del settore di educazione alla pace e alla mondialità della Caritas romana -. Vi si trovano persone di tutte le età e a ciascuno bisogna stare accanto in modo diverso: dagli anziani, spesso soli, alle persone in età adulta, che prima lavoravano e adesso si ritrovano all’improvviso disoccupate, fino ai bambini. Anche se forse la cosa più semplice è proprio coinvolgere i più piccoli, organizzando giochi o laboratori».

Ma c’è anche chi, all’ordine delle tende blu, preferisce una canadese montata davanti alla porta di casa. O chi custodisce le sue poche cose in macchina. Don Nicola Lombardo, parroco di Sant’Andrea, Santa Menna e Santa Croce – tre delle cinque parrocchie in cui è diviso il territorio di Lucoli -, da quel 6 aprile si è trasferito in un pullmino insieme con altri due sacerdoti. «Ci hanno detto che la nostra casa è agibile, ma che per ora non ci possiamo rientrare». Ma non lo preoccupano il freddo della notte, né il giaciglio scomodo. «Il mio timore più grande è per i ragazzi – dice don Nicola – perché si sentono smarriti. Senza l’oratorio, senza strutture è difficile far ripartire la pastorale giovanile, riuscire a coinvolgerli».

Proprio per riprendere le attività oratoriane, e non solo, la Caritas diocesana donerà due grandi tende e due container, uno con i bagni e uno che faccia da ufficio, in cui poter utilizzare computer, telefono, fax. Strutture provvisorie, eppure preziose, che verranno montate a ridosso dell’abbazia di San Giovanni Battista, a Lucoli. Gli spazi attrezzati, da soli, non bastano. La Caritas lancia infatti un appello a quanti vogliono dare una mano, passando un periodo di tempo – minimo una settimana – in Abruzzo, affiancando gli operatori. E non servono doti particolari: basta la buona volontà. Chi lo desidera può compilare il modulo presente on line sul sito www.caritasroma.it. Lo stesso vale per i gruppi e le associazioni. La Caritas, lo ricordiamo, è accreditata presso la Protezione civile: pertanto chi svolge attività di volontariato nelle zone terremotate con l’organismo diocesano ha diritto ai benefici previsti dal dpr 194/01 per quanto riguarda l’assenza dal lavoro.

Un altro modulo on line è a disposizione di chi vuole offrire ospitalità a persone sfollate, magari in una «seconda casa», al mare o in montagna. Quanti vogliono contribuire con offerte in denaro, poi, possono continuare a farlo attraverso: offerte in contanti presso la direzione Caritas, al Palazzo del Vicariato (piazza San Giovanni in Laterano 6, secondo piano); versamento su conto corrente postale o bonifico bancario (per le coordinate consultare il sito internet della Caritas o sul nostro Romasette.it alla sezione “La Chiesa di Roma aiuta l’Abruzzo”.

20 maggio 2009

Potrebbe piacerti anche