“Come un Bob Dylan” con sonorità jazz

A Villa Celimontana lo spettacolo della vocalist Cinzia Tedesco (nella foto) ispirato alla vita e alle canzoni del menestrello di Duluth di Concita De Simone

Qualcuno, fino ad ora, lo aveva tradotto. Da Mogol che ha trasformato “Blowin’ in the wind” ne “La risposta” a De Andrè che ha fatto diventare “Desolation Row” in “Via della povertà”, o Adriano Pappalardo che ha cantato “Ai miei figli che dirò” riprendendo “Knockin’ On Heaven’s Door”. Ma mai una donna si era spinta fino a Bob Dylan. E, soprattutto, mai nessuno ancora passando per il jazz. Ci ha provato la voce graffiante di Cinzia Tedesco, tarantina di nascita ma romana d’adozione, nell’evento “Like a Bob Dylan”, spettacolo jazz ispirato alla vita e alla musica del grande menestrello di Duluth, che chiuderà il prossimo 14 settembre la rassegna musicale di Villa Celimontana a Roma.

Così, dopo il premio Pulitzer assegnato a Dylan lo scorso aprile per le sue composizioni musicali, arriva l’omaggio di un progetto musicale che suona innovativo e coraggioso. Da “Like a Rolling Stone”, a “Knocking on the Heaven’s Door”, da “Blowing in the wind”, a “Mr.Tambourine”, da “Make you feel my love” a “Lay Lady Lay”, la voce di Cinzia Tedesco ripercorrerà il meglio del repertorio del cantautore folk-intimista per eccellenza.

A fare da sfondo scenografico un montaggio inedito tratto dal film-documentario del regista Martin Scorsese: “No direction Home: Bob Dylan”. Dallo spettacolo, ideato e prodotto da Giampiero Turco, sarà realizzato un dvd live con distribuzione internazionale, il cui ricavato sarà devoluto a sostegno delle associazioni per i diritti civili e la libertà del popolo tibetano.

Cinzia Tedesco sarà accompagnata dal pianista e curatore degli arrangiamenti Stefano Sabatini, con la direzione musicale e dal batterista Pietro Iodice, già fondatore, con Mario Corvini, dell’Orchestra dell’Auditorium di Roma, la PMJO. A completare il gruppo, il solido Luca Pirozzi al contrabasso e Giovanna Famulari al violoncello, già collaboratrice di Ennio Morricone.

Cinzia Tedesco, come fa una vocalist jazz come lei a diventare “Come un Bob Dylan”?
È stata una sfida che non credevo di riuscire a vincere. Quando mi è stato proposto, da Giampiero Turco, che ha realizzato poi il dvd lasciandomi carta bianca sulle canzoni, ho pensato: «Come lo faccio?». Dylan non è un cantante classico, è un guru, un personaggio avulso dalla realtà dei giorni nostri, ma con una sensibilità moderna. Ho studiato molto i suoi testi, che raccontano di un mondo fatto di persone deboli, di situazioni drammaticamente attuali, pur essendo state cantate 30 o 40 anni fa. Quindi, quando mi sono avvicinata a lui, ho cercato non tanto di cantare le sue canzoni, ma di entrare nel suo mondo, di farmi coinvolgere a livello emozionale. Il progetto poi, nasce da un lavoro congiunto, insieme a Stefano Sabatini e a Pietro Iodice
.
Di Dylan sono apprezzati soprattutto i testi, citati persino da Giovanni Paolo II che, al congresso eucaristico del 1997, riprese le parole della celebre “Blowin’ in the Wind”. Non c’è il rischio che una versione jazz, dove viene valorizzata molto la voce, distolga l’attenzione dalle parole?
Abbiamo cercato di trovare un equilibrio. Naturalmente c’è il massimo rispetto per il poeta. Il successo di Dylan è nei suoi messaggi, lanciati attraverso parole, poesie molto belle, ma spesso i suoi testi sono anche un po’ criptici. Lui dipinge dei quadri, delle situazioni anche fantastiche, pensiamo a “Mr Tambourine”, o alla «pietra che rotola», che è la donna caduta nell’alcool di “Like a rolling stones”. Però la musica che lui scrive non ha quasi mai giri armonici complessi, e così è stato possibile dare agli accordi delle sonorità jazz. Spiegarlo non è semplice, bisogna ascoltare.

Spesso il pop ha prestato al jazz delle canzoni. Come hai scelto dal repertorio di Dylan?
I brani che ho scelto sono quelli che mi hanno emozionato, quelli che tutti hanno sentito almeno una volta nella vita. Ma ce ne sono anche altri sono più nascosti, che ho trovato prestabili a un’interpretazione swing, come “If not for you”. Con quelli blues, che Dylan ha usato spesso, e che è un genere fondamentale del jazz, giocavamo in casa. Abbiamo aggiunto il violoncello, che ho voluto fortemente per sottolineare alcuni passi importanti. Nello spettacolo ci saranno anche delle parti improvvisate.

Pensando a Dylan, artista intimista, e a un concerto jazz, l’associazione di idee sta nella dimensione interpretativa, che anche per una vocalist deve essere di grande impatto.
Quando canti i suoi brani non puoi non vivere in questo modo la tua presenza sul palco. C’è un rapporto intimo con te stesso e di forte legame con il pubblico, la cui reazione ti condiziona sempre e comunque.

Dopo Villa Celimontana, quali saranno i tuoi impegni?
A Novembre porterò “Like a Bob Dylan” in Germania e poi sicuramente ai maggiori festival invernali.

5 settembre 2008

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