Da Herat un quadro per Santa Maria degli Angeli

Donata alla basilica la tela realizzata da uno dei partecipanti a un corso d’arte contemporanea, tenuto nella città afgana dallo scultore Ernesto La Magna in collaborazione con la caserma italiana di Marta Rovagna

Gli studenti arrivano per primi, in silenzio, gli occhi bassi. Dietro a loro le colleghe, coperte da un burqa azzurro che lascia loro scoperte solamente le mani. Siamo ad Herat e il professore si avvicina alle donne e fa il gesto di stringere loro la mano, ma le ragazze si tirano indietro. Non è consentito toccare un uomo, anche solo per un saluto. È questo il primo impatto che Ernesto La Magna, lo “scultore degli angeli”, accademico pontificio dei virtuosi al Pantheon, ha avuto con gli studenti della facoltà di arte dell’Università di Herat, in Afghanistan. Il noto scultore ha realizzato una missione di dieci giorni in terra afgana con lo scopo di tenere un corso di storia dell’arte contemporanea (comprensivo di una parte teorica e di una pratica) per ragazzi e ragazze, 12 persone scelte per motivi di sicurezza tra studenti e insegnanti. Il frutto di questa esperienza è una raccolta di tele, la cui opera più particolare è stata donata ieri mattina da La Magna e da Alessandro Carone, architetto e maggiore degli Alpini (alla sua quarta missione in Afghanistan) coordinatore del progetto al parroco della basilica di Santa Maria degli Angeli monsignor Renzo Giuliano alla presenza di monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio Consiglio della Cultura.

Il quadro donato, che si chiama simbolicamente “Herat ora nona”, è una grande tela che rappresenta un crocifisso fatto di rose. «Lo studente che ha realizzato la tela – ha commentato lo “scultore degli angeli” – ci ha spiegato che Gesù Cristo è considerato un profeta dall’Islam e come tale non può essere rappresentato, per questo al posto del corpo del Crocifisso ha realizzato un roseto». Le opere dipinte dagli studenti d’arte di Herat non sono state però a tema prefissato. Lo scopo del seminario era infatti quello «di liberare la loro immaginazione – ha sottolineato La Magna – permettendo a ciascuno di esprimere le proprie idee, sensazioni ed emozioni sulla tela». I risultati, ha affermato lo scultore, sono stati sorprendenti: «Con stupore gli allievi hanno accolto la mia proposta di rappresentare un bel sogno, abituati come sono a riprodurre cartoline che rappresentano solo paesaggi. I giorni successivi le tele si sono riempite di colori vivissimi e i loro quadri sono stati una toccante denuncia sociale». A colpire maggiormente lo scultore una tela con un viso di una donna sanguinante e in mezzo alle fiamme. «Alla domanda su che cosa rappresentasse il quadro – ha raccontato – la donna che lo ha dipinto, una insegnante, mi ha risposto che era per ricordare una sua cugina, 20enne, che 4 anni fa è morta dandosi fuoco».

I corsi si sono tenuti presso la caserma italiana ad Herat per motivi di sicurezza, e lo stesso scultore è stato scortato da 20 militari e 5 autoblindo per il suo trasporto dall’aeroporto alla base militare. «Abbiamo preso molte misure di sicurezza – ha raccontato Carone – ma per noi questa esperienza è stata ricchissima, è la prima volta che si è riusciti a portare un accademico pontificio nel cuore dell’Islam e soprattutto a dare agli afgani la possibilità di esprimersi e di godere della cultura». Il loro desiderio infatti, gli ha fatto eco La Magna «è quello di potere vivere il sapore di immaginare liberamente ed è per questo che le tele sono state realizzate come se fossero aquiloni (girate come rombi, ndr) in modo che le loro opere d’arte possano volare in alto ed essere conosciute in tutto il mondo». A tal fine le opere saranno esposte in diverse tappe in tutta Italia, dopo essere state mostrate a Strasburgo «perché ci siamo fatti garanti di diventare testimoni della loro esigenza di libertà», ha concluso Carone.

Questa donazione, per il parroco della basilica, «oltre che un onore è anche un impegno, vista la crisi umanitaria in Afghanistan. Un quadro di un artista non famoso, un ragazzo musulmano, che ha rappresentato Cristo diventa – ha sottolineato monsignor Renzo Giuliano – un modo di entrare nel cuore del loro dramma, di prendersene carico concretamente attraverso gesti come questo».

La mattinata all’insegna della cultura si è conclusa con la Santa Messa, celebrata da monsignor Ravasi per gli studenti dell’istituto paritario Nazareth di Roma. I ragazzi hanno assistito nel corso della mattinata ad un convegno internazionale sugli ultimi studi effettuati su Gerberto d’Aurillac, ovvero papa Silvestro II, che la storia tramanda come il “papa mago”, studioso di matematica, astronomia e filosofia. Il convegno, tenuto dall’astrofisico Costantino Sigismondi, è stato realizzato presso una sala del comprensorio della basilica e all’una è stata analizzata la storica meridiana di Santa Maria degli Angeli.

13 maggio 2009

Potrebbe piacerti anche