Dai giuristi l’omaggio al cardinale Vallini
In dono il volume “Le sfide del diritto”, curato da Mirabelli e Dalla Torre, per il 20° di ordinazione episcopale. La consegna nel corso dell’incontro con D’Agostino e Vescovi al Teatro Argentina di Francesco Lalli
L’espressione affettuosa di tutto il mondo accademico romano ha raggiunto il cardinale Vallini nella serata di giovedì 13 maggio quando, nella cornice dell’incontro organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria sul tema “Verità scientifica e verità teologica”, gli è stato consegnato il volume “Le sfide del diritto”. Il libro, curato da Cesare Mirabelli e Giuseppe Dalla Torre, è un omaggio per il 20° anniversario di ordinazione episcopale del cardinale vicario, che ha ringraziato i due giuristi ricordando gli anni in cui «da amici e colleghi di studio seguivamo insieme le lezioni di grandi professori come Cipriotti, Gutierrez, Pavan». «Erano gli anni del Concilio – ha aggiunto il cardinale, che in passato ha insegnato diritto pubblico ecclesiastico alla pontificia Università Lateranense – e i temi della fondazione ecclesiale della Chiesa non ci apparivano più come una disciplina soffocante le novità».
All’ultimo appuntamento con i “Giovedì culturali” erano ospiti Angelo Vescovi, docente di biologia applicata all’Università di Milano Bicocca, e Francesco D’Agostino, docente di Filosofia del diritto all’Università Tor Vergata. «La scienza, se sviluppata correttamente, è di certo una delle più grandi imprese dell’umanità», ha esordito Vescovi, «ma essa è soprattutto caccia: d’idee, di scoperte, di risultati. Mi preoccupa vedere, invece, una scienza che si ritiene infallibile e onnipotente quando non è affatto così. Molti miei colleghi non accettano il fatto che la scienza non è in grado di dare risposte assolute e dunque non è in grado di dare una spiegazione alla domanda assoluta». «Dovremo imparare – ha proseguito Vescovi – ad avere maggiore consapevolezza dei limiti, ritrovare il coraggio di aprire la mente alle opinioni degli altri, anche quando queste nascono da visioni religiose e, soprattutto, riscoprire l’entusiasmo per la ricerca».
Al concetto di «entusiasmo» si è ricollegato D’Agostino ricordando che «l’uomo ha la capacità di conoscere il mondo e il mondo la capacità di essere conosciuto. Questa sinergia espressa dal logos, di cui parla Giovanni al principio del suo Vangelo, dovrebbe generare entusiasmo in ogni ricercatore serio e consapevole che la ricerca è aperta alla possibilità e quindi al fallimento». Al contrario, si assiste oggi «a quello che due sociologi francesi chiamano il tempo delle passioni tristi. Un’epoca solcata da un ritorno del nichilismo che poi altro non è se non l’antico sentimento dell’accidia: l’idea che qualunque impegno è privo di senso perché limitato è il risultato a cui può portare». «Di qui – ha concluso D’Agostino – l’accontentarsi di ciò che si sa come unica chiave di accesso al reale. La realtà però non bisogna solo apprenderla, ma anche amarla, affinché tale conoscenza non sia sterile».
18 maggio 2009