Dall’Australia arriva il lieto fine familiare

Nelle sale “Il matrimonio è un affare di famiglia”: scenari inconsueti e una bravissima Brenda Blethyn di Massimo Giraldi

Scenari un po’ fuori dal consueto inducono a segnalare, tra quelli in uscita nelle sale, il film “Il matrimonio è un affare di famiglia”. Siamo infatti in una non precisata cittadina australiana, e la collocazione nello sterminato sub-continente oceanico rimanda a quelle atmosfere anglosassoni che sembrano vicine e sono invece distanti, per gusti, approcci, sensibilità. La conferma di queste differenze arriva subito dal discorsivo titolo italiano, lungo e didascalico, rispetto a quello originale che è “Clubland”: la lingua inglese usa una parola, noi una frase, la sintesi contro le lungaggini.

Comunque al centro della storia c’è Jean Dwight, donna matura che dalla natia Inghilterra è arrivata in Australia, si è sposata, ha avuto due figli, si è separata, lavora in un fast-food e non ha rinunciato a proseguire la carriera di cabarettista irriverente e caustica. Succede che Tim, il figlio piccolo (l’altro, Mark, ha una disabilità mentale), incontra la coetanea Jill, se ne innamora ma non sa come gestire la situazione. Jean, da parte sua, teme che questa intrusa possa dividere la famiglia e l’accoglie con freddezza. Equivoci e imbarazzi, prima del lieto fine. Il copione ha qualche momento di stasi, ma l’interpretazione di Brenda Blethyn/Jean è esemplare: sembra di vederla, accanto a noi, viva e autentica.

20 aprile 2008

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