«Educare alla pace, missione della Chiesa»

Le parole del Pontefice nella Messa del 1° gennaio: «Di fronte alle ombre che oscurano l’orizzonte del mondo, formare i giovani alla conoscenza della verità significa guardare al futuro con speranza» da Agenzia Sir

«La pace, nel suo senso più pieno e più alto, è la somma e la sintesi di tutte le benedizioni. Per questo quando due persone amiche si incontrano si salutano augurandosi vicendevolmente la pace. Anche la Chiesa, nel primo giorno dell’anno, invoca in modo speciale questo bene sommo, e lo fa, come la Vergine Maria, mostrando a tutti Gesù», perché «Egli è la nostra pace» e al tempo stesso è la «via» attraverso la quale «gli uomini e i popoli possono raggiungere questa meta, a cui tutti aspiriamo». Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, nella Messa per la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, in cui si è celebrata la XLV Giornata mondiale della pace. Per il Papa, «educare i giovani alla giustizia e alla pace» è «compito che riguarda ogni generazione, e, grazie a Dio, la famiglia umana, dopo le tragedie delle due grandi guerre mondiali, ha mostrato di esserne sempre più consapevole, come attestano, da una parte, dichiarazioni e iniziative internazionali e, dall’altra, l’affermarsi tra i giovani stessi, negli ultimi decenni, di tante e diverse forme di impegno sociale in questo campo». Per la comunità ecclesiale «educare alla pace rientra nella missione ricevuta da Cristo, fa parte integrante dell’evangelizzazione, perché il Vangelo di Cristo è anche il Vangelo della giustizia e della pace».

«Di fronte alle ombre che oggi oscurano l’orizzonte del mondo – ha spiegato Benedetto XVI -, assumersi la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali, significa guardare al futuro con speranza». E in questo impegno per un’educazione integrale, «entra anche la formazione alla giustizia e alla pace. I ragazzi e le ragazze di oggi crescono in un mondo che è diventato, per così dire, più piccolo, dove i contatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non sempre diretti, sono costanti». Per loro, oggi più che mai, è «indispensabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione. I giovani sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti, ma proprio la realtà sociale in cui crescono può portarli a pensare e ad agire in modo opposto, persino intollerante e violento». Secondo il Papa, «solo una solida educazione della loro coscienza può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verità e del bene. Questa educazione parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative».

2 gennaio 2012

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