Eluana, disegno di legge del Governo
La decisione dopo il no del capo dello Stato al decreto legge. Mobilitazione in tutta Italia per salvare la donna in stato vegetativo permanente dal 1992 di Angelo Zema
Il comunicato del cardinale Vallini: sconfitta del diritto
La cronistoria della vicenda
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che obbliga alimentazione e idratazione per soggetti non autosufficienti. Il testo recepisce le linee del decreto approvato dal Governo ma su cui il presidente Napolitano non ha apposto la firma.
Nelle ore precedenti il Consiglio dei ministri aveva varato all’unanimità un decreto legge che prevedeva il divieto di sospendere alimentazione e idratazione. Ma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha annunciato la sua intenzione di non firmare il provvedimento.
Come si legge in un comunicato del Quirinale, «ha preso atto con rammarico della deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto-legge relativo al caso Englaro. Avendo verificato che il testo approvato non supera le obiezioni di incostituzionalità da lui tempestivamente rappresentate e motivate, il Presidente – conclude la nota – ritiene di non poter procedere alla emanazione del decreto».
«Eluana è una persona viva – aveva detto Berlusconi -, respira, le sue cellule cerebrali sono vive e potrebbe in ipotesi fare anche dei figli. È necessario ogni sforzo per non farla morire».
Il provvedimento del Governo era arrivato dopo una mobilitazione in tutta Italia per salvare la vita di Eluana Englaro, la donna in stato vegetativo permanente dal 1992 trasferita dalla clinica di Lecco, dove in questi anni è stata assistita, alla struttura sanitaria di Udine “La Quiete”, per l’ultimo viaggio verso la morte. Qui stamani erano cominciate le procedure per l’arresto dell’alimentazione e idratazione.
Numerose, nei giorni precedenti, erano state le prese di posizione non solo da parte di personalità ecclesiastiche e associazioni ecclesiali, ma anche di esponenti politici, magistrati, cittadini e soprattutto di medici per scongiurare l’annunciata decisione di togliere l’alimentazione e l’idratazione alla donna. Attuate e annunciate iniziative di preghiera e di digiuno in molte città italiane, nonché l’invio di e-mail alla casa di cura che ospita Eluana. Migliaia le e-mail inviate al Governo per sollecitare il varo del decreto legge.
In una nota diffusa nella mattina di ieri (6 febbraio 2009) dal Movimento per la vita italiano si leggeva che «la totalità dei parlamentari dell’Udc, gran parte dei parlamentari del Pdl e della Lega, oltre 10 parlamentari del Pd hanno già aderito all’appello lanciato dal Movimento per la vita per richiedere al governo di varare un decreto per salvare Eluana. E le adesioni continuano ad arrivare». Il testo proseguiva poi affermando: «Era noto che ci fosse nella maggioranza del Parlamento una disponibilità ad approvare una buona legge sul fine vita ed a fare di tutto per salvare Eluana che, nell’attesa di quella legge, rischia di essere l’unica vittima per eutanasia. Ora l’unica reale strada per fermare i medici di Udine è il decreto legge».
A chiedere un decreto legge del Governo è stato anche Alberto Gambino, ordinario di diritto privato all’Università europea di Roma, il quale ricorda come sia «determinante il fattore tempo»: «È vero che – ha spiegato Gambino – c’era un’autorizzazione alla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione, ma questa non è stata ancora posta in essere. Se già fosse in corso l’interruzione, invece, il decreto non potrebbe agire retroattivamente: in questo caso il ddl non solo non si rivelerebbe utile, ma la persona che ponesse in essere l’interruzione non potrebbe neanche essere incriminata».
«Dal punto di vista penale – ha proseguito il giurista – in assenza di un decreto legge, sarebbe difficile trovare l’ipotesi di reato, fermo restando la necessità di interrogarsi sulla legittimità delle procedure finora adottate». Il riferimento è alla casa di riposo “La Quiete” di Udine, dove l’équipe di medici che intendono dare attuazione al protocollo per sospendere l’alimentazione e l’idratazione ad Eluana si è costituita in associazione; senza contare che il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, e l’assessore alla Sanità della Regione Friuli Venezia Giulia, Wladimir Kosic, sostengono che la struttura friulana non sia idonea all’attuazione del decreto dei giudici milanesi.
Un invito a recuperare «con urgenza il primato della legge e il primato della responsabilità deontologica del medico» arriva da Giuseppe Dalla Torre, docente di diritto costituzionale e rettore della Lumsa. Mentre Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di bioetica dell’Università Cattolica, afferma: «Nessuno si illuda di mettere il bavaglio alla coscienza e all’intelligenza dei cittadini» perché «ciò che è in gioco è il significato della cittadinanza e del tipo di democrazia che intendiamo difendere». Per il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, «è un momento molto grave, molto triste della storia del nostro amato Paese perché vede uno scivolamento – speriamo non irreversibile – della dolorosa vicenda che riguarda non solo Eluana ma tutti quelli che le vogliono bene».
A Roma, lunedì scorso, l’Associazione Scienza&Vita Roma 1 e le Acli provinciali avevano organizzato l’incontro «Scelta di vita. La politica e la società civile s’incontrano per aiutare la vita». Un dibattito tra parlamentari per porre con vigore il tema all’attenzione del mondo politico.
7 febbraio 2009