Etica e media, prevale lo scontro ideologico
L’incontro-dibattito promosso dall’Ucsi Lazio con l’arcivescovo Fisichella e Lucia Annunziata. Al centro dell’attenzione una ricerca di studenti della Lumsa: analizzati 17 quotidiani in 4 settimane di Angelo Zema
Scontro ideologico, scarsità di informazione medico-scientifica, assenza della società civile. Hanno questi nomi i limiti dell’informazione dei quotidiani italiani sul caso Englaro e sui temi di bioetica: li ha individuati un gruppo di studenti della facoltà di Scienze della comunicazione della Lumsa, analizzando in una ricerca 17 quotidiani per 4 settimane, in coincidenza con la morte di Eluana Englaro e l’apertura del dibattito parlamentare sul testamento biologico.
La ricerca è stata presentata oggi nel corso dell’incontro-dibattito “La coscienza in prima pagina. Etica e informazione: dalla legge 40 al caso Englaro” organizzato dall’Unione cattolica della stampa italiana del Lazio. A commentare l’indagine, nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della pontificia Accademia per la Vita, e la giornalista Lucia Annunziata.
Un confronto partito da dati come i 503 servizi pubblicati nelle 4 settimane, di cui 160 commenti con 110 firme diverse. Una frammentarietà che lascia perplesso l’arcivescovo Fisichella, il quale invoca una maggiore competenza dei giornalisti su questi temi e auspica più rispetto per le posizioni espresse dalla Chiesa. «Quando interveniamo, riteniamo di avere piena cittadinanza e riteniamo che la nostra voce debba essere ascoltata. Chiediamo di poter presentare le nostre opinioni, di non essere emarginati, di non essere derisi, mentre invece vengono ridicolizzate».
Condivide Lucia Annunziata, che indica nello scontro sull’etica «un segno della società dell’ultimo decennio» e si domanda perché i “nemici della Chiesa” si sentano liberi di usare «toni eccessivi verso il Papa e la Chiesa, quando di fronte ad altre realtà si bada molto anche all’uso di un aggettivo. Noi non tratteremmo così il rabbino o il Dalai Lama. Eppure questo Papa ha mostrato una trasparenza mai usata prima, ma ciò non viene apprezzato». Colpa, sostiene, di un approccio ideologico, tipico del nostro Paese. E di una malintesa laicità. «La laicità – puntualizza l’arcivescovo Fisichella – non è prerogativa di chi non è credente. Anch’io ragiono laicamente. Non bisogna fare della laicità una divinità da incensare».
La richiesta di stemperare i toni arriva da più parti, a partire dagli interventi di Roberto Natale e Franco Siddi, rispettivamente presidente e segretario della Fnsi, e di Paola Springhetti, del direttivo Ucsi. Per Andrea Melodia, presidente nazionale Ucsi, «ci sono dei fatti tristi e dolorosi che sono privati e familiari e non devono essere istituzionalizzati dagli interessati e dai media con il rischio di renderli esemplari e terreno di scontro ideologico».
Quest’ultimo è visto insomma come il pericolo numero uno, e lo ribadiscono anche i “giornalisti in erba” autori della ricerca sui quotidiani. «Gli articoli offrono al lettore la possibilità di identificarsi con uno dei due fronti sui quali si svolge la battaglia (pro o contro) senza concrete occasioni di conoscere la sostanza del problema».
3 aprile 2009