Festa dei Popoli: “Roma con altri occhi”
Domenica 17 maggio in piazza San Giovanni l’appuntamento che riunisce, da 18 anni a questa parte, le comunità etniche e le associazioni di immigrati presenti nella Capitale di Mariaelena Finessi
«Le polemiche sull’immigrazione e le notizie che vengono dalla politica su questa materia non possono e non devono distogliere lo sguardo dalle esperienze di sana e civile convivenza che il mondo dell’immigrazione vive quotidianamente nella città di Roma». Padre Gaetano Saracino ha una tesi precisa riguardo all’integrazione romana. Organizzatore della Festa dei Popoli, per la XVIII edizione, che si terrà domenica 17 maggio in piazza San Giovanni in Laterano, ha coniato un titolo emblematico, “Roma con altri occhi”: «Per il credente, sono gli occhi della fede – precisa padre Gaetano, parroco scalabriniano del Santissimo Redentore a Val Melaina – che fanno cambiare mentalità e aiutano la conversione continua; per tutti, credenti e no, sono gli occhi di chi responsabilmente si sente artefice della comunità in cui vive».
«Vuol dire guardare la città attraverso gli occhi dei migranti – afferma don Pierpaolo Felicolo, vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle migrazioni -, cioè attraverso i loro bisogni sapendo però di essere tutti sotto lo sguardo del Padre». Immedesimarsi, dunque, per compiere appieno l’accoglienza ricordando, non di meno, che «tutti siamo obbligati al rispetto delle regole e della legalità». E la ragione che continua ad animare i missionari scalabriniani, ideatori dell’evento, rimane in fondo la stessa: rendere possibile l’incontro di tutte le comunità immigrate presenti in città. «È il loro giorno di festa – dice padre Gaetano -, di celebrazione della propria fede, espressione intima ed inviolabile di ogni uomo, della propria cultura, bagaglio e ricchezza incalcolabile di ogni popolo, e della capacità di saper vivere tutto questo nella diversità».
La Festa dei Popoli si apre dunque a questi valori «promuovendo la conoscenza del diverso, unico strumento per abbattere il muro della diffidenza e per scoprire la ricchezza che gli immigrati portano con sé». Un appuntamento pensato anche per mettere in luce alcune responsabilità importanti: «Degli operatori della comunicazione – spiega ancora il sacerdote -, degli operatori sociali, degli amministratori e della comunità cristiana perché vedano nell’immigrazione il mondo che cambia e che obbliga a trasformare il proprio linguaggio, i metodi, le strategie e gli orizzonti di riferimento». Una cinquantina le realtà – tra le quali le Acli, la Città dei ragazzi, la Comunità di Sant’Egidio e la Caritas – coinvolte nell’organizzazione della festa, dall’accoglienza dei più piccoli, all’allestimento di stand gastronomici, dai canti all’animazione della celebrazione eucaristica. «È uno stile, un modo costruttivo di lavorare insieme – dice don Felicolo -, tra laici, tra sacerdoti. Ecco, questa festa è davvero un pensarsi Chiesa».
L’appuntamento allora è per le ore 9 con l’apertura degli stand in piazza; alle 10 seguirà il dibattito a cura del sito www.baobabroma.org e dei laici scalabriniani. Alle 12, la Messa in basilica presieduta dal presidente del pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, monsignor Antonio Maria Vegliò, alla sua prima uscita ufficiale da quando il 28 febbraio Benedetto XVI gli ha affidato il nuovo incarico. Al termine – novità di questa edizione – alcune ragazze islamiche si esibiranno in un ballo tradizionale. Quindi, la degustazione in piazza dei piatti tipici di ciascun Paese – anche dal Sudan e, in particolare, dalla martoriata terra del Darfur -, lo spettacolo folcloristico, laboratori, workshop e a fine giornata l’estrazione della lotteria.
15 maggio 2009