Festa e musica per raccontare la fede

I giovani della Comunità Shalom hanno animato a piazza Farnese l’Halleluya Festival, organizzato con il Servizio per la pastorale giovanile del Vicariato. Aspettando la Gmg di Rio 2013 di Mariaelena Finessi

Migliaia di persone, in gran parte giovani, hanno animato con l’Halleluya Festival il sabato di piazza Farnese lo scorso 12 maggio. (FOTO) E lo hanno fatto con danze, canti e musiche, come è tradizione per questo genere di raduno, ideato in Brasile e tenutosi ora per la prima volta in Italia, patrocinato da Roma Capitale e dal Servizio diocesano per la pastorale giovanile. Nella Capitale sono arrivati da ogni angolo del mondo per festeggiare i 30 anni della fondazione della Comunità cattolica Shalom, che l’11 maggio ha ricevuto dalle mani del cardinale Stanislao Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, il decreto di approvazione definitiva dei suoi statuti. Un anniversario importante per la Comunità, che avrà il suo culmine mercoledì prossimo, 16 maggio, quando i membri di Shalom parteciperanno all’udienza generale di Benedetto XVI.

Ricordando come il cuore storico della città sia «luogo di memorie», monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare per il settore centro, dal palco ha ribadito che, al contrario, «la Chiesa non è solo memoria». «Chi l’ha detto – ha concluso il prelato, spronato dall’allegria e dai balli della piazza – che il Vangelo è triste?». Tanti i turisti curiosi e i romani della movida serale che si sono fermati per lasciarsi coinvolgere da una gioia che il sindaco di Roma Gianni Alemanno, presente all’evento, non ha esitato a definire «contagiosa». Un entusiasmo nel trasmettere la fede che può essere appreso dall’esperienza brasiliana, «perché il cristiano che non gioisce – ha sottolineato alla stampa il responsabile del Servizio per la pastorale giovanile del vicariato di Roma, don Maurizio Mirilli – non è autenticamente cristiano e la Comunità Shalom esprime pienamente questa gioia attraverso i suoi giovani missionari».

Come Josè Carlos, 32 anni, da 7 nella Comunità come consacrato laico e che prima di iniziare la missione in Shalom lavorava con il padre come tecnico informatico: «Attraverso la musica e l’arte – racconta -, trasmettiamo la fede, perché quando scopri un tesoro non puoi mica lasciarlo dov’è». O come Gaëlle de Mas Latrie, 35 anni, che dalla Francia, dove lavorava con i disabili ospedalizzati, si è trasferita in Brasile, rispondendo alla domanda sortale a un certo punto nel cuore, dopo aver fatto esperienza in un gruppo di preghiera della Comunità Shalom: «Cosa faccio della mia vita? La tengo per me – si era chiesta – o la dono ad altri?». Mentre Ronayb Rodrigues Fernandes, che studiava da geometra, svolge la sua missione in Ecuador, dove ha realizzato il suo sogno di «parlare ai giovani di Dio, indossando non l’abito da sacerdote ma jeans e camicia».

Nata in Brasile nel 1982 per iniziativa di alcuni giovani universitari, primo dei quali Moysés Louro de Azevedo Filho, e con l’incoraggiamento dello scomparso cardinale Aloísio Leo Arlindo Lorscheider, allora arcivescovo di Fortaleza, Shalom è un’associazione privata internazionale di fedeli di diritto pontificio che oggi conta migliaia di membri. Presente in 17 Paesi del mondo, porta avanti un’assidua opera missionaria basata sui tre pilastri – o tre gambe, come sono soliti dire -, ovvero contemplazione, unità ed evangelizzazione. A Roma la Comunità ha una casa missionaria nel quartiere Nomentano, dove di recente è stata inaugurata una scuola di formazione che organizza corsi legati a tematiche spirituali, economiche e sociali. Alla serata hanno partecipato anche padre Anisio Jose Schwirkowski, rappresentante del Consiglio organizzativo generale della Giornata Mondiale della Gioventù 2013, e Amir Franco de Sabarbuda, ambasciatore brasiliano presso la Santa Sede: un’occasione per lanciare la diciottesima Gmg, che si terrà a Rio de Janeiro nel luglio del prossimo anno.

14 maggio 2012

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