Fraternità San Carlo, l’ordinazione del primo romano

Lorenzo Locatelli, 31 anni, riceverà dalle mani del vescovo Camisasca il sacramento dell’ordine, insieme ad altri 7 diaconi. Quindi partirà in missione: destinazione, Santiago del Cile di F. Cif.

C’è anche Lorenzo Locatelli tra gli otto seminaristi della Fraternità San Carlo che sabato 22 giugno riceveranno l’ordinazione sacerdotale dalle mani del vescovo Massimo Camisasca, alle 15.30 nella basilica di Santa Maria Maggiore. 31 anni, don Lorenzo è il primo “romano” a diventare sacerdote nella Fraternità fondata nel 1985 dall’allora don Massimo Camisasca «per formare dei giovani alla missione», che oggi conta 42 case in tutto il mondo. Con lui saranno ordinati, tra gli altri, anche Nicolò Ceccolini e Francesco Ferrari, che diventeranno vice rettori della Casa di formazione della Fraternità nella Capitale. Destinato alla Russia invece Paolo Paganini, che dopo l’ordinazione completerà un periodo di studi a Roma, mentre tornerà a Taipei, dove ha trascorso l’anno di diaconato, Donato Contuzzi. Nella stessa celebrazione sarà ordinato diacono Michele Benetti, che resterà nella casa di Washington.

«Dai Castelli Romani alle Ande». Così il futuro presbitero riassume il senso del suo percorso, ricordando, alla vigilia dell’ordinazione, la sua storia di romano destinato a Santiago del Cile. Tra le tappe più significative, Lorenzo colloca senza dubbio la Giornata mondiale della gioventù di Roma, nel 2000, «quando papa Giovanni Paolo II, nella spianata di Tor Vergata, pronunciò quelle parole che mi cambiarono la vita: “Se qualcuno di voi avverte in sé la chiamata del Signore a donarsi totalmente a lui per amarlo con cuore indiviso, non si lasci frenare dal dubbio o dalla paura. Dica con coraggio il proprio sì senza riserve, fidandosi di Lui che è fedele in ogni sua promessa”». Quelle frasi, racconta, «vinsero in me la paura per un pensiero che tentavo di scacciare da un po’ di tempo. In mezzo a due milioni di persone, mi sembrò di trovarmi faccia a faccia con il Papa». Intanto, cresceva attraverso l’esperienza del Centro giovanile di Comunione e liberazione, alla Navicella, la passione per il movimento e il gusto dell’amicizia. «Lo studio insieme, le cene. Tutto mi aiutava a capire che Cristo c’entrava veramente con tutta la vita».

Un incontro, quello con Cl, nato prima ancora di Lorenzo, attraverso i genitori. E la mente del sacerdote corre alla loro «discrezione nel vedere e accompagnare me e Anna Maria, mia sorella, nel prendere la nostra strada, che forse non avrebbero immaginato così». E racconta di «quando mia sorella disse loro che sarebbe entrata nella Trappa di Vitorchiano, della loro disponibilità silenziosa e commossa. Della loro fatica i primi anni dalla sua partenza mentre io pensavo tra me e me: “…e non finisce qui”». Quando, anni dopo, continua, «dissi loro a bruciapelo che entravo in seminario, il dono dei loro unici due figli a Dio diede al loro matrimonio un senso nuovo». Alla fine, «raccontare la storia di una vocazione è quasi impossibile – conclude -. Mille circostanze, mille volti, e una lotta che si ingaggia con il Signore, fatta di fascino e di resistenza, di amore e di peccato. Ovunque risuona l’eco della voce di Dio».

21 giugno 2013

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