Gesuiti: il welfare come fattore di investimento
È la proposta fatta dal Jesuit Social Network con il volume “Diritti in costruzione”, presentato il 3 maggio a Radio Vaticana, per ripensare il sistema dell’assitenza sociale in Italia di Flavio Emanuele Bottaro
“Investi in diritti, guadagni in sviluppo”: è lo slogan che sintetizza la proposta dei gesuiti italiani per ripensare l’assistenza sociale in Italia. «In un tempo in cui mancano risorse alcuni pensano che la promozione dei diritti sia un lusso, che lo stato sociale sia un buco nero. E invece noi diciamo che in una situazione di crisi non si può rinunciare ai diritti», ha dichiarato Padre Giacomo Costa SJ, curatore e coordinatore scientifico di “Diritti in costruzione”, il volume presentato ieri, giovedì 3 maggio, a Radio Vaticana. Il testo è un’analisi interdisciplinare fatta dal Jesuit Social Network (Jsn), la rete della Compagnia di Gesù impegnata nel sociale, per elaborare una proposta di definizione dei diritti essenziali.
«Il welfare non va considerato un peso», ha continuato Costa, «ma un investimento, un fattore che permette uno sviluppo a vari livello: tutelando le relazioni familiari e il benessere dei cittadini prima che escano da sistemi produttivi». È un “no” a una visione «statalista, che – ha aggiunto il religioso – vuole tutto il sociale a carico dello Stato, ma anche a chi vuole ridurre al minimo le prestazioni: occorre socializzare l’impegno per il welfare, difendere i diritti investendo nel capitale sociale».
Nel presentare il volume Padre Gianfranco Matarazzo SJ, direttore dell’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” di Palermo, ha sottolineato come «la ricerca rigorosa può incidere sui processi». Il testo è scritto avendo di fronte agli occhi le realtà di coloro che le 40 realtà che compongono il Jsn accompagnano quotidianamente, storie di persone che il volume raccoglie in un capitolo centrale. «È la conoscenza diretta che ci rende autorevoli, perché le persone che incontriamo lo sono. E portano al cambiamento», ha dichiarato Padre Alberto Remondini SJ, presidente del Jesuit Social Network.
Contestualizzando il lavoro della rete del Jsn all’interno dell’attività della Compagnia di Gesù, Padre Carlo Casalone SJ, Provinciale dei gesuiti d’Italia, ha ricordato che «Uno dei campi più importanti in cui i gesuiti italiani sono impegnati è il lavoro con i poveri e per i poveri. Una fede che non sia lievito per relazioni più giuste è contraddittoria, perché nega con i fatti l’annuncio che proclama con le parole. La fede non è solo un fatto privato, una questione di culto in spazi separati dalla società o un fatto che si consuma nell’intimo della coscienza e quindi non incide sulla realtà; ma al contrario entra nello spazio pubblico. Il suo nesso con la giustizia indica come la fede dia forma alle relazioni tra le persone e ispira il modo di funzionare e di agire delle istituzioni».
Padre Casalone ha sottolineato anche l’approccio multidisciplinare del testo per «costruire ponti tra diversi presupposti del conoscere»; e si è soffermato sul modo di procedere tipico dei gesuiti che, anche nel sociale, puntano sulla «circolarità tra esperienza, riflessione e pratiche. Anche i Livelli essenziali di assistenza non possono essere definiti in astratto, ma all’interno dei contesti secondo un modo di intendere la giustizia che fa riferimento alle relazioni e alle situazioni concrete». Oggi il rischio, ha proseguito il religioso , «è di credere di far fronte a interrogativi di rilevanza comune con risposte private. Un po’ come si pensa di rispondere al bisogno sempre più percepito di sicurezza con porte blindate per il mio appartamento e sistemi di allarme per la mia villa. Invece il punto è di coinvolgersi tutti nella costruzione di relazioni umane in cui cresca la fiducia e il riconoscimento dell’altro».
4 maggio 2012