Gianni Morandi: «Grazie al mio pubblico»
Intervista all’artista in concerto in questi giorni al Teatro Tenda Lotto di Roma. A grande richiesta, aggiunta la data del 6 dicembre di Concita De Simone
«C’era un ragazzo che come me amava Eros e Vasco Rossi, ma poi finì a far la guerra in Afghanistan». No, non abbiamo sbagliato le parole di uno dei più famosi inni generazionali, il brano di Gianni Morandi, datato 1966, che, all’epoca, quando il ragazzo ancora «amava i Beatles e i Rolling Stones» e poi «finì a far la guerra nel Vietnam», divenne la colonna sonora pacifista di una generazione che cantava con lui l’impegno civile schierandosi contro l’attacco militare americano in Vietnam. E non ha sbagliato neanche Gianni Morandi, oggi splendido 64enne, che un paio di domeniche fa, in un noto programma televisivo, ha attualizzato “C’era un ragazzo” rendendola più italiana. E così Gianni, una carriera iniziata nel 1962 con “Andavo a cento all’ora”, e passata per 417 canzoni, 34 album di inediti, 80 brani incisi in 4 lingue, 43 brani firmati come autore, 49 milioni di dischi venduti in Italia e nel Mondo, è ancora capace di sorprendere il suo pubblico.
A Roma, poi, sta raccogliendo in questi giorni un grande successo personale con il tour “Grazie a tutti” e, a grande richiesta, l’organizzazione, dopo il raddoppio del 28 e 29 novembre, ha deciso di aggiungere un’ulteriore nuova data fissata per sabato 6 dicembre. Prodotto e promosso da Mormora Music e da Ballandi Entertaiment, il tour è presentato in collaborazione con il Gioco del Lotto (che, vista la crisi, suggerisce di giocarsi i numeri del Gianni nazionale) ed è arrivato a Roma lo scorso 21 novembre al Teatro Tenda Lotto – imponente struttura che viaggia trasportata da 16 tir e che richiede una settimana di montaggio, coinvolgendo oltre 100 persone – allestito per l’occasione a Piazzale Clodio. Nello spettacolo Morandi è protagonista assoluto di un one man show di oltre 2 ore e mezza, in cui lui, solo con la sua chitarra, sul palcoscenico rotondo di 6 m di diametro, è a diretto contatto con il pubblico, per cantare insieme con gli spettatori ogni sera 40 brani, molti dei quali contenuti nel triplo cd “Grazie a tutti” – prima vera raccolta delle sue più importanti canzoni – nonché alcune novità tratte dalla nuova tripla raccolta “Ancora…grazie a tutti”, uscita lo scorso 3 ottobre.
Gianni, più di 40 brani ogni sera, oltre 2 ore di spettacolo, cosa fai e soprattutto, come fai?
È una sorta di racconto, una sintesi della mia carriera in quasi 50 canzoni. Cerco di raccontare un po’ di storie e di stare in mezzo alla gente. Mi carico proprio con l’affetto del pubblico. Ci sono i miei classici, brani obbligati potrei dire, e ogni tanto accontento qualche richiesta particolare che arriva dal pubblico. Non sento la stanchezza, anche se, alla fine, lo ammetto, un po’ ce n’è. Ma mi tengo in allenamento, corro, vado in palestra. Questo mi aiuta a reggere le 2 ore di spettacolo.
“Ancora grazie” a chi?
Per fare un viaggio così lungo, bello e fortunato hai bisogno di tanti appoggi. Non solo quelli che ti seguono da tanto tempo, ma quelli che ti permettono di essere dove sei, autori, musicisti, giornalisti, presentatori, fotografi… Tutti mi hanno aiutato o dato qualcosa. Ma gli insegnamenti partono da lontano, da mio padre, che mi ha trasmesso il senso del dovere, il rispetto degli altri, la coerenza.
In “Un altro mondo”, la canzone che Tricarico ha scritto per te, tra gli inediti della tua ultima raccolta, tu «porti il sorriso e la speranza». Quante volte ti hanno detto o scritto davvero questa cosa?
L’ha fatto molta gente, è vero. Credo che tutti abbiano voglia di vedermi sempre sorridente e ottimista, perché fa bene vedere delle persone positive. Certo, ci sono momenti in cui dentro avrei voglia di essere più serio, ma il mio impegno con il pubblico è di portare speranza anche attraverso le canzoni. Quando poi sono solo in casa mi lascio andare alla malinconia e alle riflessioni. Nella vita di ogni persona c’è una crisi, una malattia un momento in cui pensi di non farcela. Succede pure a me, anche se la mia è una vita fortunata e ricca di incontri e cose meravigliose, ma anche io ho vissuto e vivo dei momenti meno brillanti. Però sono consapevole che il nostro mestiere è fare compagnia alla gente attraverso la musica, e davanti al pubblico sono sempre positivo.
Sei date nella capitale, più una aggiunta per il 6 dicembre: ti aspettavi questo successo in una città che non è propriamente la tua?
All’inizio non potevamo immaginare che avremmo aggiunto ben 3 date. Non ci pensavamo soprattutto perché ci rendiamo conto che è un momento economicamente non troppo bello e magari si deve rinunciare ad andare ai concerti. Ma Roma è una città grande e c’è stata una risposta entusiasta. Sento che il pubblico va via contento. L’ultima canzone che faccio è sempre “Uno su mille”, un brano che dà tanta speranza, che aiuta a credere che sia possibile superare tutte le difficoltà. E in questo periodo, dove tutti i media promuovono la sfiducia, parlando costantemente della crisi, ce n’è bisogno.
28 novembre 2008