Il Catechismo, grande opera di inculturazione della fede
Terzo incontro, per i sacerdoti della diocesi di Roma, nell’Anno della fede. Protagonista, il vicario emerito Camillo Ruini. Sullo sfondo, la necessità di rilanciare l’evangelizzazione di Angelo Zema
«Il carisma di Papa Francesco, con la sua grande forza di linguaggio, la sua disarmante semplicità e il suo calore umano, ma anche con la profondità dei suoi riferimenti a ciò che, per i discepoli di Gesù, è essenziale, aiuta la Chiesa a tenere saldamente unito tutto il nostro lavoro pastorale». Lo sottolinea il cardinale Camillo Ruini, per 17 anni vicario della diocesi di Roma, parlando ai sacerdoti, questa mattina, 11 aprile, nella basilica di San Giovanni in Laterano, nel terzo degli incontri diocesani promossi nell’Anno della fede, dopo quelli con Jean Vanier e Benedetto XVI.
Un appuntamento dedicato al Catechismo della Chiesa cattolica, definito «una grande opera di inculturazione della fede nel nostro tempo» che viene realizzata «facendo vivere nel presente la verità perenne e la forza spirituale all’origine della Chiesa». Nella sua riflessione «di spessore teologico e con il cuore del pastore» – come l’ha definita il cardinale vicario Agostino Vallini – il porporato parte dalla genesi del Catechismo, che scaturì da un’indicazione del Sinodo straordinario dei vescovi del 1985 a vent’anni dal Concilio. Giovanni Paolo II la raccolse, affidando al cardinale Ratzinger l’incarico di presiedere alla sua redazione, e nel 1992 poté disporne la pubblicazione. Il documento, spiega il cardinale Ruini, è tuttora un punto di riferimento certo per la fede dei credenti, «occasione per irrobustire l’indole propriamente ecclesiale della fede».
Un documento da proporre in un contesto culturale e sociale che vede ancora in Italia una larga adesione alla fede in Cristo e alla Chiesa, più che in altri Paesi europei, un coinvolgimento di un numero rilevante di fedeli con «forte vitalità e animo generoso e creativo» – come a Roma testimoniò l’impegno nella Missione cittadina – ma in cui si constata l’idea diffusa di una religione disancorata dal concetto di verità e un «atteggiamento relativista» nei confronti della religione, con un’accoglienza «molto differenziata riservata ai singoli contenuti della fede e della morale», sia su temi essenziali come «la vita eterna e la risurrezione dei morti» sia «su quegli aspetti morali del messaggio cristiano che incidono in maniera più diretta ed esigente su comportamenti e scelte concrete di vita personale, familiare e sociale».
Frutto di «un esito di lungo periodo del processo di secolarizzazione», osserva il cardinale Ruini, la riduzione della verità cristiana a livello di opinione conduce a eliminare «la struttura portante dell’atteggiamento di fede». La rivelazione di Dio «non può essere un’opinione o una proposta tra le altre, o è la verità che libera e salva oppure oggettivamente non esiste». Ed è qui, ad avviso del cardinale, anche «la radice più profonda del fenomeno dell’appartenenza debole e parziale alla Chiesa». Emerge la necessità di un rilancio dell’evangelizzazione, soprattutto della catechesi degli adulti e dei giovani, impegno per il quale il Catechismo costituisce «uno strumento prezioso messo nelle nostre mani», da «prendere sul serio». Emerge l’urgenza di una più adeguata preparazione dei sacerdoti per comunicare la fede agli adulti di oggi e dell’ingresso in ambiti nuovi per il dialogo con i ragazzi, come «una nostra presenza massiccia su internet».
11 aprile 2013