Il “Messiah” di Haendel a San Giovanni in Laterano
Il 15 aprile Robert Michaels dirige l’oratorio, che rilegge drammaticamente una serie di passi attinti alle Sacre Scritture di Mariaelena Finessi
In una lettera datata 30 agosto 1745, e indirizzata a Edward Holdsworth, il librettista Charles Jennens scrive: «Vi mostrerò un florilegio che ho dato a Haendel, dal titolo “Messia”. Io ne ho molta considerazione, ed egli ne ha ricavato un bell’intrattenimento». Termine, quest’ultimo, che forse allude ad un’opera che poteva essere meglio studiata. Eppure, alla fine, lo stesso Jennens, precisando il senso di quel “bell’intrattenimento”, riconoscerà che «nel complesso è una bella composizione musicale». E di fatto lo è. Robert Michaels – che, per i “40 concerti”, domenica 15 aprile (ore 20) dirigerà il “Messiah” presso l’abside di San Giovanni in Laterano – non ha dubbi: «Haendel era sempre molto scrupoloso nella stesura delle sue partiture e, a prescindere dall’altissima qualità della musica, è notevole che, avendo iniziato la composizione dell’oratorio il 22 agosto 1741, riuscì a portarla quasi a termine il 12 settembre dello stesso anno, completando i pochi dettagli inerenti a qualche sezione dell’accompagnamento nei due giorni seguenti». Un totale di soli ventiquattro giorni. Pochi, pochissimi, soprattutto se si considera il successo che ad Haendel ne venne. La soddisfazione del pubblico alla prima dell’opera fu tale che gli organizzatori della manifestazione pubblicarono un appello sui giornali affinché le signore, nelle serate successive, non indossassero abiti con crinolina e gli uomini lasciassero a casa le spade, così da guadagnare spazio per la platea degli ascoltatori.
Il “Messiah” proposto per la rassegna musicale della diocesi di Roma è proprio nella versione di Dublino di quel 1742. Ad interpretarlo Elizabeth Ann Kilby (soprano), Anna Maria Popescu (mezzosoprano), Stephen Mullan (tenore) ed Emidio Guidotti (basso) accompagnati, per l’occasione, dalla scuola corale della cattedrale di Lugano e dall’orchestra “Santa Maria dei Fiori”, diretta appunto dal maestro Michaels, presidente della Federazione svizzera dei pueri cantores.
Oratorio che rilegge drammaticamente una serie di passi attinti alle Sacre Scritture, nel Messiah «Jennens – come spiega il direttore – intese allestire un testo che potesse indicare più chiaramente come l’Antico Testamento prefigurava quello Nuovo». Di più, e questo è fondamentale visto il periodo illuminista nel quale Jennens scrive, «egli ambiva ad utilizzare contemporaneamente un testo che presentasse meno difficoltà di comprensione e potesse interessare meglio gli esecutori e un pubblico non necessariamente credente». In fondo, il “Messiah” può essere inteso come un vero e proprio cammino di comprensione della fede, «ideato non solo per chi ha già ricevuto questo prezioso dono ma anche per chi ha difficoltà ad accoglierlo o sente di doverlo rifiutare». In questo senso, «l’opera – continua Michaels – è di grande testimonianza anche in una cultura, come la nostra, che trova sempre più difficoltà persino ad ascoltare il messaggio del Cristianesimo». La contemplazione dei testi biblici, così come sono stati allestiti e proposti nell’oratorio non può lasciare indifferenti. «Il messaggio dell’amore del Padre, della speranza e della sofferenza offerta dal Figlio, e dello stupore davanti alle azioni dello Spirito passano, attraverso l’arte sublime di Haendel direttamente al luogo meglio indicato per accoglierlo: il cuore».
I prossimi appuntamenti con i “40 concerti”: il 22 aprile con Marcello Candela e la musica di Paul Hindemith (“Motetten für Sopran und Klavier, 1940-60”) a Santi Marcellino e Pietro al Laterano e il 23 aprile, al Teatro Valle, con “Io la Musica son. Il mito di Orfeo”, spettacolo a cura di Rocco Mortelliti. Ingresso libero, ore 20.30.
13 aprile 2007