Il Papa: missionari a Roma per organizzare la speranza
L’intervento di Benedetto XVI in apertura al Convegno diocesano. L’invito a favorire il «consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato» e a «custodire la comunione e l’unità della Chiesa» di Angelo Zema
Il discorso integrale del Santo Padre
L’indirizzo di omaggio del cardinale Vallini al Santo Padre
L’intervento di monsignor Enrico Feroci
Semi importanti sono stati gettati per l’evangelizzazione nella storia recente della Chiesa di Roma ma ancora «troppi battezzati non si sentono parte della comunità ecclesiale e vivono ai margini di essa». E pochi sono ancora i laici «pronti a rendersi disponibili per lavorare nei diversi campi apostolici». Ecco il motivo per cui «non possiamo rassegnarci alla conservazione dell’esistente».
Benedetto XVI, aprendo a San Giovanni in Laterano i lavori del Convegno ecclesiale diocesano 2009, nella serata di martedì 26 maggio, esorta la Chiesa di Roma a guardare al cammino percorso – segnato da tappe fondamentali come il Sinodo diocesano, «effettiva “receptio” della dottrina conciliare”», e la «salutare esperienza» della Missione cittadina – e a rilanciare l’azione missionaria, in uno stile di comunione autentica. Dando l’impronta decisiva al tema della “verifica” proposto dal cardinale vicario Agostino Vallini, su cui nella serata di oggi, mercoledì 27, sacerdoti, religiosi, religiose, laici rifletteranno negli incontri di prefettura.
Proprio ai laici è dedicata una particolare attenzione nella relazione del Papa. Prioritario il miglioramento dell’impostazione pastorale, «così che nel rispetto delle vocazioni e dei ruoli dei consacrati e dei laici, si promuova gradualmente la corresponsabilità dell’insieme di tutti i membri del popolo di Dio». Un vero e proprio «cambiamento di mentalità», insomma, «riguardante particolarmente i laici, passando dal considerarli “collaboratori” del clero e in qualche modo “partecipi” della vita ecclesiale, a riconoscerli “corresponsabili” del loro essere ed agire, favorendo il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato».
Siamo in pieno nel tema del Convegno diocesano, “Appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale”, accompagnato, com’è noto, dall’icona di Emmaus, con il versetto «Si aprirono loro gli occhi, lo riconobbero e lo annunziarono».
E a proposito di annuncio del Vangelo, in una città dove – afferma il Santo Padre – «non pochi battezzati hanno smarrito la via della Chiesa e quelli che non sono cristiani non conoscono la bellezza della nostra fede», è urgente una «convinta azione missionaria». L’indicazione precisa è di ridar vita, in ogni parrocchia, ai centri d’ascolto lanciati al tempo della Missione cittadina, «luoghi dove sia possibile sperimentare la fede, esercitare la carità, organizzare la speranza». Affiancando l’impegno delle parrocchie, inteso con un «respiro missionario più largo», ad una «pastorale d’ambiente ben pensata».
Nel promuovere la crescita spirituale e apostolica delle comunità, il Papa indica la necessità che «siano educate all’ascolto orante della Parola dio Dio, attraverso la pratica della “lectio divina”». Un’opportunità anche per far «sperimentare la bellezza e la gioia di essere e di sentirsi Chiesa» anche ai giovani, «maggiormente esposti al crescente individualismo della cultura contemporanea». Ancora, è essenziale che «l’adorazione e la celebrazione dell’Eucaristia siano molto curate».
Uno spazio importante ha la testimonianza della carità, che a Roma ha esempi di alto valore. «Continui ad estendersi sempre di più – esorta Benedetto XVI – perché chi vive nella sofferenza senta vicina la Chiesa e sperimenti l’amore del Padre, ricco di misericordia».
Nel vivere tutti questi impegni il Papa raccomanda il valore della comunione. «La comunione e l’unità della Chiesa, che nascono dall’Eucaristia, sono una realtà di cui dobbiamo avere sempre maggiore consapevolezza» e che «dobbiamo sempre nuovamente imparare a custodire e difendere da rivalità, da contese e da gelosie che possono nascere nelle e tra le comunità ecclesiali». In questo senso, ai movimenti e alle comunità sorti dopo il Concilio Vaticano II, «dono prezioso» anche per Roma, chiede di «curare sempre che i loro itinerari formativi conducano i membri a maturare un vero senso di appartenenza alla comunità parrocchiale».
Aprendo la serata, il cardinale Vallini aveva rivolto un indirizzo d’omaggio al Santo Padre, in cui gli aveva confermato «piena comunione, affetto sincero e crescente e viva riconoscenza» di fronte alle interpretazioni distorte di alcuni suoi pronunciamenti e decisioni pastorali. Il cardinale, ricordando le tappe significative vissute dalla diocesi negli anni scorsi – «un percorso ecclesiale che ha contribuito a dare impulso e ad aggiornare le scelte pastorali attinenti ad ambiti decisivi della vita cristiana» -, aveva auspicato che «dalla verifica possa scaturire un rinnovato slancio della pastorale ordinaria».
Un incoraggiamento ai lavori nelle prefetture arriva da monsignor Enrico Feroci, parroco di Sant’Ippolito. Il suo intervento ripercorre le «quattro grandi grazie che hanno toccato maggiormente la spiritualità delle nostre comunità»: il Sinodo diocesano; la Missione cittadina; l’impegno a far comprendere la dimensione missionaria della Chiesa (triennio 2003-2006), con l’attenzione sulla famiglia; l’impegno sulla «emergenza educativa».
Monsignor Feroci indica come prioritario l’atteggiamento della conversione. Vivere come Gesù, sottolinea, «significa rifiutarsi di pensare il mondo diviso tra “i nostri” e “gli altri”, che sarebbe un assurdo rinchiuderci nelle nostre mura, escludendo di fatto tanti fratelli che oggi vivono nel mondo, qui a Roma, e che qualcuno chiama “i lontani”». La città da amare e servire richiede una testimonianza incisiva, prosegue il parroco di Sant’Ippolito, con «una vita di amore fraterno che apre alla comunicazione, con l’ascolto e il soccorso». E qui il suo pensiero va a don Andrea Santoro, «uno dei nostri, che si è fatto prossimo, fino ai confini del possibile». Ma anche a don Luigi Di Liegro, «uomo di coraggio» accanto ai poveri, un fronte su cui tante energie sono spese nella realtà della Chiesa di Roma. «Il cammino di verifica – conclude – ci trovi aperti ad ascoltare il soffio dello Spirito per cooperare alla crescita della nostra Chiesa».
27 maggio 2009