Il segno di Canova al Museo di Roma

In esposizione circa ottanta disegni dell’artista del Neoclassicismo. Due i percorsi di lettura: il rapporto con la scultura antica e quello con i personaggi storici del suo tempo di Francesca Romana Cicero

Il segreto della squisitezza del contorno, dell’incanto della “morbidezza del marmo” e dell’armoniosa semplicità di canoni estetici universalmente apprezzati è da ricercare nella progettazione e ideazione dei capolavori di Antonio Canova (1757-1822). Queste le ragioni dell’operazione culturale alla base della mostra al Museo di Roma “Canova. Il segno e la gloria”.

Quei segni, eseguiti a matita in gran parte, e a penna, per render meglio l’anatomia ossea delle figure, sono accompagnati da scritti, saggi e corrispondenza che attestano il suo modus operandi. Come infatti aveva osservato lo storico dell’arte Leopoldo Cicognara, grande conoscitore e amico del Canova, egli era solito «gittare in carta il suo pensiero con pochi e semplicissimi tratti, che più volte ritoccava e modificava». Disegni, ovvero pregevoli pensieri a matita di questo fine interprete del neoclassicismo, corrente culturale artistico-letteraria sviluppatasi tra gli ultimi decenni del XVIII secolo e i primi decenni del XIX.

Corrente maturata sulla scia emotiva delle scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei, città sepolte dal Vesuvio nel 79 d.C., secondo quanto raccontato da Plinio. Una corrente che s’ispirava alla «nobile semplicità e quieta grandezza», come l’ebbe a definire lo studioso Winckelmann, dei capolavori greci e poi romani. Capolavori nei quali la purezza del contorno e il bello, coincidevano anche col buono e l’imitazione dell’antico non era pedissequa, ma in perfetta sintonia con gli ideali estetici ed etici di rinnovamento del pensiero e razionalità, cari all’Illuminismo. Un’età di grandi trasformazioni anche politiche, durante le quali Napoleone o Thomas Jefferson, il primo presidente degli Stati Uniti (peraltro un architetto), si rivolsero all’antico per attingere quegli ideali di forza e libertà.

Muovendo dal disegno, la mostra individua due principali percorsi di lettura: il rapporto dell’opera del Canova con la scultura antica delle collezioni romane e quello con i personaggi storici del suo tempo, da Napoleone Bonaparte a Maria Luisa d’Asburgo, da Vittorio Alfieri a Paolina Borghese. Più intuitivamente apprezzabili i disegni sui nudi e gli studi sulle figure col panneggio, motivo centrale nel neoclassicismo. Panneggio che, sempre secondo la definizione di Winckelmann, «dopo la bella natura e il nobile contorno, costituisce il terzo pregio delle opere antiche». E studi, quelli condotti dal Canova, che gli «mandavano nel sangue» l’antico e il vero, forte e gentile ad un tempo, con un’attenzione ad una componente emozionale sempre misurata.

I 79 disegni sono stati selezionati tra i 1800 circa esistenti, che costituiscono la più grande raccolta al mondo, e sono stati donati nell’ottocento al museo civico di Bassano del Grappa da Giambattista Sartori Canova, fratellastro dell’artista e suo erede universale. Sono accompagnati da 15 acqueforti delle opere realizzate, 6 modelli originali in gesso, 4 tempere, un dipinto ad olio, due terracotte e due marmi. Un omaggio tributato dalla città nella quale ebbe commissioni importanti, oltre all’onore di dirigere i Musei Vaticani e salvaguardare l’arte antica da spoliazioni e trafugamenti dei beni da parte dei francesi.

Canova. Il segno della gloria. Disegni, dipinti e sculture c/o Museo di Roma Palazzo Braschi,ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10. Fino al 7 aprile 2013. Curatrice: Giuliana Ericani. Catalogo Palombi Editore. Orari: Martedì-Domenica ore 10.00-20.00, chiuso lunedì. Biglietto: Integrato Museo + Mostra: Intero € 11,00; Ridotto € 9,00. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00).

18 dicembre 2012

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