Il volontariato, esperienza che cambia la vita

Pubblichiamo la testimonianza di Chiara, 23 anni, impegnata in un progetto con i senza dimora alla stazione Tiburtina, con la comunità parrocchiale di San Romano

L’11 aprile scorso ho partecipato per la prima volta ad un progetto di volontariato il cui nome è “Zuppa per tutti alla stazione Tiburtina”. Ho sempre desiderato poter dedicare un po’ del mio tempo a queste iniziative, perché credo profondamente che nella vita non ci sia soddisfazione più grande se non quella di poter dare una mano a chi è meno fortunato di noi. Quella sera mi sono recata alla parrochia San Romano, a largo Beltramelli, dove ho avuto il piacere di conoscere il parroco don Marco e un gruppo di volontari che subito hanno dimostrato tanta semplicità, tanta positività e tanta passione in quello che fanno. Tutti insieme, dopo aver caricato il furgone con delle semplici e genuine pietanze, siamo partiti in direzione stazione Tiburtina dove al nostro arrivo abbiamo trovato moltissime persone di diverse nazionalità, con varie problematiche, accumunate però da un unica brutta realtà: la povertà.

Il mio compito era quello di distribuire le bevande calde dai termos (tè, caffè latte). Nella nostra quotidianità versare in una tazza del caffè o del tè ci appare come un’azione semplice a cui non diamo importanza, ma nel momento in cui quella stessa bevanda la mettiamo nelle mani fredde di un senza tetto il gesto assume un significato di enorme profondità. Quando sei lì circondato da tutte quelle persone ti senti parte di loro, dimentichi chi sei, ma non quello che stai facendo, e ti senti immancabilmente leggero. Io credo fortemente in queste iniziative, poiché non sei solo tu a offrire qualcosa: in quel momento avviene uno scambio, perché quella stessa persona che riceve il tuo aiuto ti ripaga con un sorriso che ti riscalda il cuore e con un mare di riconoscenza.

Quante volte ci è capitato di passare alla stazione Tiburtina per prendere un autobus, un treno o semplicemente per aspettare qualcuno che tornava da un viaggio? Quante volte ci è capitato di vedere normalissima gente seduta a terra a chiedere l’elemosina, o semplicemente sdraiata in un angolo avvolta da una coperta sudicia, e aver pensato “Povera gente…”. Ma quante volte abbiamo realmente pensato all’idea di poter dare una mano? Ed è lì che bisogna fermarsi realmente a riflettere. Spesso guardiamo, senza renderci conto che basta veramente poco per aiutare e migliorare perlomeno queste situazioni di degrado. Non serve che tu sia laureato, ricco, e specializzato in qualche studio. L’aiuto sei semplicemente tu. Tornare da un esperienza come questa ti fa vedere tutto con occhi diversi.

Talvolta può risultare difficile trovare il coraggio di immergersi in una realtà come questa, ma non bisogna mai avere paura di uscire allo scoperto e soprattutto di offrire una mano e un sorriso a queste persone. Inizialmente anche io ero intimorita, ma subito dopo aver messo piede lì alla stazione, tutte le paure e i pensieri sono svaniti nel nulla, perché quello che contava davvero era l’aiuto che stavo donando in quel momento. Il silenzio è il grido più forte: il loro silenzio, i loro occhi che al momento del tuo arrivo si riempiono di speranza, e dai loro stessi occhi riflette la sofferenza.

Con Romaltruista ho scoperto che con poco tempo e insieme a persone fantastiche posso alleviare questa sofferenza, regalargli un pasto caldo, un sorriso, un po’ di compagnia. Sto continuando a partecipare regolarmente a questo progetto ogni mercoledì sera, e ogni volta che ritorno a casa già non vedo l’ora che sia di nuovo mercoledì, per tornare da loro, che contano su di me, e contano sulle mani di tutte quelle persone che come me sono pronte a donare qualcosa di puro e semplice. Loro aspettano anche te!

10 maggio 2012

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