In Congo e in Bolivia con il servizio civile salesiano
“Gioca la tua carta, scegli la tua meta”: un evento per presentare ai giovani fino a 27 anni la proposta di impegno all’estero. Le testimonianze di quanti hanno già fatto questa scelta di Massimo Camussi
Operano fra gli orfani di guerra di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, o fra i ragazzi di strada di Santa Cruz de la Sierra, la città più popolosa della Bolivia. Oppure li trovi fra i piccoli nati nella Lixeira (spazzatura, in lingua portoghese), nome di un quartiere periferico di Luanda, capitale dell’Angola. Sono le giovani e i giovani che decidono di spendere un anno della loro vita come volontari nel servizio civile all’estero con i salesiani, al fianco dei missionari di San Giovanni Bosco sparsi nel mondo: nell’anno 2008/2009 sono partiti in cinquantaquattro.
Anche la ricca Europa, attraversata dalla crisi economica globale e dalle disparità sociali, è terra di disagio giovanile, e quindi di missione: Germania, Albania, Olanda, Francia, Austria… A La Coruña, capoluogo della Galizia, nord-est della Spagna, tra il 2005 e il 2006 ha lavorato Emanuela, 28 anni, laureata in Discipline del servizio sociale all’Università di Roma Tre. «Dopo la laurea – racconta Emanuela – volevo impegnarmi nel volontariato e nel sociale. Navigando su internet ho scoperto la proposta dei salesiani. Dopo il periodo formazione in Italia, sono arrivata nel “Centro Xuvenil Abeiro” e ho lavorato come animatrice fra i bambini dell’istituto. Ho vissuto un’esperienza straordinaria: quell’anno ha cambiato radicalmente la mia visione del lavoro e della vita, ho capito che cosa vuol dire “servire” il prossimo e quanto sia appagante».
Emanuela sarà testimonial per un giorno, mercoledì 27 maggio, all’interno di “Gioca la tua carta, scegli la tua meta”, un evento promosso a Roma dalla Federazione SCS – Salesiani per il Sociale, dall’Associazione Cartagiovani e dal Servizio Going Informagiovani del Comune di Roma. L’incontro è aperto a tutti ma è dedicato soprattutto a chi ha un età tra i 18 e i 27 anni, ha nella testa il desiderio di partire volontario e vuole saperne di più. L’appuntamento è alle 16 nella sede della Federazione SCS, presso la basilica del Sacro Cuore di Gesù in Via Marsala 42, zona Stazione Termini. «Non sarà una noiosa conferenza, – assicura Giorgia Li Vigni, dell’Ufficio comunicazione per il servizio civile salesiano –; dopo una breve introduzione al sistema educativo di Don Bosco e alle realtà missionaria salesiana, illustreremo i progetti in fase di approvazione per l’anno 2009/2010 e daremo spazio al confronto diretto e senza filtro tra pubblico ed ex-volontari, pronti a raccontare tutti gli aspetti del loro anno all’estero. I loro ricordi sono la migliore promozione per il servizio civile». Durante l’incontro verrà presentata la nuova Cartagiovani, la tessera gratuita finanziata dalla Regione Lazio che offre agli under 30 agevolazioni economiche e opportunità culturali in Italia e all’estero, e che sarà rilasciata a tutti i partecipanti interessati.
«Cerchiamo persone disposte ad entrare in mondi culturalmente molto diversi dall’Italia – dice don Enrico Peretti, responsabile nazionale per il servizio civile salesiano – e ad aiutare i loro coetanei che vivono situazioni di disagio. Meglio se i candidati hanno già qualche piccola esperienza nel volontariato. Si troveranno ad operare nelle periferie delle grandi città, oppure dove c’è un notevole fenomeno di immigrazione, e affiancheranno sacerdoti e maestri nell’affiancamento scolastico e nelle attività ricreative». Don Enrico ricorda infine la presenza dei volontari anche nella Roma multiculturale, dai tempi dell’obiezione di coscienza alla leva militare. «Fanno di tutto e di più, come è normale che sia. In genere lavorano anche loro negli ambienti educativi, come la casa famiglia “Borgo Ragazzi Don Bosco”, sulla via Prenestina». O come l’Istituto Pio XI, nel quartiere Appio Tuscolano, dove opera da ottobre Antonella, 22 anni, studentessa di Scienze umanistiche. «Qui i bambini che hanno situazioni familiari problematiche possono restare dalle otto fino alle cinque del pomeriggio. Io aiuto gli alunni della scuola media a fare i compiti, mi occupo della mensa e dell’oratorio. È faticoso, ma i ragazzi ti trasmettono una grande gioia. E poi preparano il mio futuro da insegnante».
21 maggio 2009