In un libro le più belle foto di Papa Wojtyla
Edito dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, il volume raccoglie gli scatti del fotoreporter Grzegorz Galazka, che ha seguito Giovanni Paolo II durante il pontificato di Mariaelena Finessi
Un volume fotografico realizzato dal fotoreporter Grzegorz Gałązka, con gli scatti più significativi del pontificato di Karl Wojtyla, è stato presentato ieri (giovedì 3 maggio) dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal vicepresidente dell’Opera romana pellegrinaggi, monsignor Liberio Andreatta oltre che dall’autore del volume, il fotografo polacco che ha seguito Giovanni Paolo II per quasi tutto il suo pontificato (1985-2005), documentandone il percorso attraverso 145 suggestive istantanee. «Solo oggi mi rendo conto – spiega Gałązka, che di album fotografici a carattere religioso ne ha confezionati oltre settanta – che sia l’immagine di copertina, che l’immagine incisa sulla medaglia, che quella scelta per la beatificazione sono state scattate a Roma. Essendo la scelta del tutto casuale, fatta nella ricerca di una espressione serena del volto, credo che questo sia la conferma del bel rapporto che il Pontefice aveva con la città». Non solo, il libro raccoglie immagini del funerale del Pontefice, così come della sua beatificazione avvenuta un anno fa. E proprio uno scatto del 19 febbraio del 1989, fatto nel corso della visita di Giovanni Paolo II alla parrocchia romana di Santa Maria Mater Ecclesiae, è stato scelto come immagine ufficiale delle celebrazioni di colui che – per usare un’espressione di monsignor Andreatta – può, a ragione, dirsi un «gigante della storia e dello spirito, che ha saputo portare Cristo a tutti e in ogni angolo del mondo».
La raccolta “Giovanni Paolo II Beato” (Ed. Ipsz-Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) vuole dunque essere una dedica al Papa polacco, «un uomo – come ha ricordato il cardinale Vallini – che ha vissuto il dolore, il limite umano e la sofferenza come resurrezione». Ovvero «egli non ha semplicemente accettato le pene per offrirle a Dio, come qualunque buon cristiano ma ha fatto un passo ulteriore, vivendo su di se la croce». Ecco allora che «”fare memoria” del beato Wojtyla significa non solo ammirarlo e pregarlo ma chiederci quanto di questo suo segreto può divenire il nostro e come possiamo poi diffonderlo agli altri». Giovanni Paolo II «ha agito per fare della propria vita una “reductio ad unum”. E come lui – è l’invito del porporato – occorre trovare un punto e vivere la corrispondenza tra il compito che si svolge e la verità della vita e delle convinzioni».
Alla presentazione presso la sede dell’Opera romana pellegrinaggi sono intervenuti anche l’assessore alla Cultura del Comune di Roma Capitale, Dino Gasperini, che ha ricordato «il forte legame del beato Wojtyla con la città di Roma, e della città con il suo vescovo», nonché il presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Maurizio Prato. «L’istituto – ha precisato Prato, a spiegare le ragioni del coinvolgimento dell’ente – ha sempre svolto il ruolo di raccontare la storia attraverso l’arte applicata alla numismatica, alla medaglistica e all’editoria ed è proprio grazie a queste competenze distintive e a queste capacità che oggi proviamo a trasporre in una medaglia come in un volume fotografico» la «capacità espressiva» del Papa, che di una certa storia è stato anche artefice e attore.
4 maggio 2012