Inaugurato “Codice Rosa”, lo sportello antiviolenza dell’Ospedale Grassi

Accoglienza, sostegno medico, psicologico e legale, nella struttura inaugurata poco dopo la violenza subita da Chiara, 19 anni, ridotta in coma dal compagno. L’8 febbraio «fiaccolata di preghiera e di protesta» di F. Cif.

Inaugurato ieri, giovedì 6 febbraio, all’Ospedale Grassi di Ostia, uno sportello anti violenza dedicato alle donne: “Codice Rosa”. A gestirlo, il personale stesso dell’ospedale, formato dall’associazione Differenza donna, le cui operatrici saranno presenti all’interno del Grassi tre volte alla settimana, e coordinato da Rosaria Forte. Una struttura voluta per dare risposta alle mogli, compagne, fidanzate che ogni mese denunciano al Pronto soccorso dell’ospedale le violenze subite dai compagni. In media, riferiscono, circa 15 al mese. Lo sportello agirà in rete con i servizi sociali del municipio X, i carabinieri e la polizia, a sua volta dotata di una squadra antiviolenza.

Le donne in difficoltà possono presentarsi alla struttura il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 13, oppure chiamare il 349.5116624 o anche passare attraverso i servizi sociali e le forze dell’ordine. Per l’associazione Punto D, presente all’inaugurazione, l’auspicio è che la nuova struttura possa essere un contributo utile per aiutare le vittime a uscire dalla violenza «ma anche per fornire un’indicazione dell’entità del fenomeno sul nostro territorio, più volte duramente colpito». Come testimonia la vicenda di Chiara, la giovane 19enne di Casalbernocchi in coma da martedì scorso dopo essere stata massacrata di botte dal compagno 35enne, per la quale amici e familiari hanno organizzato per sabato 8 febbraio alle 19 una «fiaccolata di preghiera e di protesta» che partirà da piazza San Pier Damiani e attraverserà il quartiere, facendo ritorno al punto di partenza.

«Come associazione territoriale impegnata nel contrasto della violenza domestica – dichiarano le donne di Punto D – ci mettiamo a disposizione dello sportello perché siamo convinte che solo attraverso un percorso di rete tra la Asl, il municipio e le associazioni radicate sul territorio sia possibile ottenere importanti risultati. Siamo altresì convinte che il fenomeno della violenza domestica sia talmente radicato da richiedere interventi mirati, pianificati, strutturali e soprattutto a lungo termine». E proprio come intervento complessivo nasce “Codice Rosa”, all’interno del progetto S.I.RE.N.E. (Sostegno integrato in rete per le nuove emergenze), sotto l’egida e l’impegno finanziario del dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri e l’assessorato alla Scuola, l’infanzia, i giovani e le pari opportunità di Roma Capitale. I servizi offerti: accoglienza a donne in situazione di disagio, tramite ascolto telefonico h 24 o colloqui su appuntamento; sostegno nel percorso per la riconquista della salute e della propria autonomia; formazione e informazione, soprattutto degli operatori istituzionali e del territorio, sul tema della violenza. Ancora, sostegno legale, per le donne che necessitano di consulenza legale in ambito civile, penale, minorile.

«Drammatico – dichiarano dall’associazione – è il silenzio delle donne che non riescono a dare voce al loro vissuto di violenza per paura, per vergogna o per rassegnazione. La gravità delle conseguenze della violenza maschile spesso resta invisibile allo sguardo degli operatori socio sanitari. Subire violenza è un’esperienza traumatica che produce effetti a breve e lungo termine in base al tipo di violenza subita e al perdurare della stessa». Per questo sono nati gli sportelli “Codice Rosa”, attivi anche al Policlinico Umberto I e presso il Tribunale per i minorenni, in via dei Bresciani 32, accanto al Servizio sociale. Intanto per Chiara, ricoverata in terapia intensiva nel reparto di neurochirurgia del San Camillo – Forlanini, continua l’attesa. Le sue condizioni, informa il direttore generale dell’ospedale Aldo Morrone, «sono lievemente peggiorate. Il danno cerebrale ha compromesso l’intero emisfero sinistro e tutto il tronco encefalico». Non resta che la preghiera. E la protesta.

7 febbraio 2014

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