La demenza senile e la diagnosi precoce

Importante scoprirla fin dai primi sintomi: conoscere le caratteristiche del proprio disturbo e le ragioni del comportamento può aiutare l’anziano a vivere con maggiore serenità momenti di grande difficoltà di Angela Dassisti

Negli articoli precedenti sono state sviluppate le problematiche relative al bambino, ponendo attenzione alle difficoltà che la famiglia incontra a partire dalla decisione di avere un figlio, le preoccupazioni dei primi anni di vita e l’ingresso a scuola. La vita di una famiglia, tuttavia, procede e si scontra anche con le problematiche dell’anziano. Con maggiore frequenza rispetto al passato, l’aumento dell’età media a cui probabilmente si somma uno stile di vita stressante determinano la presenza di malattie specifiche dell’invecchiamento e in particolare di degenerazioni cerebrali.

La demenza, detta senile poiché giunge in età avanzata, è molto frequente, con maggiori probabilità di svilupparsi intorno ai settanta anni di età. Tuttavia, spesso persone adulte, ma non ancora anziane, presentano i segni di un precoce invecchiamento cognitivo. Talvolta esso sembra presentare i primi sintomi in coincidenza del periodo pensionabile, in cui l’individuo si trova ad affrontare un grande cambiamento di vita e tende a modificare le proprie abitudini, anche radicalmente, diminuendo il continuo esercizio di facoltà intellettive specifiche. In altri casi, invece, traumi, malattie o infezioni vascolari sembrano essere alla base di un forte deterioramento neuronale.

Il sintomo che risulta più rappresentativo risulta essere la perdita di memoria: la difficoltà a ricordare le cose da fare, gli appuntamenti a distanza di pochi giorni, la perdita del ricordo di aver incontrato qualcuno e nei casi più gravi il nome ed il volto di amici e cari.

Un altro sintomo che si può osservare é la minore capacità di prestare attenzione ai piccoli dettagli, di riuscire a restare concentrati per tanto tempo e soprattutto di controllarsi e monitorarsi a lungo. La persona anziana ha difficoltà a focalizzare l’attenzione su una discussione in un ambiente caotico; per la fatica con cui riesce a filtrare dettagli rilevanti rispetto a informazioni poco importanti tende a stancarsi facilmente, perdendo l’interesse e la motivazione a esporsi a situazioni di socializzazione che prevedano particolare confusione.

I sintomi iniziali di un deterioramento cognitivo, inoltre, determinano una evidente difficoltà di assumere un atteggiamento flessibile, di imparare cose nuove e di riuscire a modificare il proprio comportamento sociale in funzione di una situazione specifica. La persona anziana può apparire disinibita, come se pensasse tra se parlando a voce alta. Risulta infatti più faticoso il controllo dell’impulsività: si fa fatica a bloccare pensieri inadeguati, a rispondere velocemente e con appropriata contestualità.

La demenza, inoltre, comporta l’emergere di problematiche nell’espressione linguistica e nel ragionamento pratico: l’anziano appare rallentato nell’organizzare un discorso, talvolta non trova le parole adatte, spesso dimentica ciò che stava dicendo e non riesce a cogliere velocemente cambiamenti del discorso, per cui tenderà a ripetersi più volte.

La valutazione medica, cognitiva e psicologica precoce dei sintomi sopra descritti ha l’obiettivo di rassicurare la persona fornendogli spiegazioni sui cambiamenti che vive, ma costituisce un importante momento per programmare un potenziamento cognitivo, l’utilizzo di ausili specifici ed in alcuni casi, l’assunzione di farmaci.

Conoscere le caratteristiche del proprio disturbo e le ragioni del comportamento può aiutare l’anziano a vivere con maggiore serenità momenti di grande difficoltà e fornisce informazioni preziose alle persone con cui vive o che si occupano di lui. La famiglia rappresenta, infatti, un nucleo fondamentale nella vita dell’anziano, poiché non lo priva del proprio ruolo e in molti casi gli offre centralità ed importanza più che in passato: si pensi alla funzione fondamentale dei nonni nella società attuale, come punto di riferimento per figli e nipoti.

La presenza di un anziano con segni di demenza, tuttavia, è fonte di preoccupazioni e determina in alcune circostanze cambiamenti radicali. La persona anziana ha bisogno del supporto della famiglia per affrontare le situazioni difficili, i momenti di perdita della memoria, il disorientamento cognitivo, gli sbalzi d’umore. La famiglia, d’altra parte va preparata e aiutata da esperti a modificare le proprie aspettative.

Se si prendono in considerazione le aree funzionali che si deteriorano con l’invecchiamento, infatti, si suggerisce di utilizzare strumenti e ausili specifici per ognuno di essi. La perdita di memoria, ad esempio, rappresenta un problema importante: l’anziano potrebbe aver dimenticato di prendere le medicine, ma anche quali siano gli impegni o gli appuntamenti della giornata. L’uso di calendari, agende, sveglie o promemoria fornisce un aiuto rilevante alla persona per non perdere la propria autonomia. In casi gravi, soprattutto per patologie degenerative molto aggressive, la perdita dei ricordi può avvenire molto rapidamente e coinvolgere anche le memorie della propria infanzia, quelle più consolidate, su noi stessi e sulla nostra stessa esistenza. In queste situazioni vengono effettuate spesso registrazioni dei fatti rilevanti della propria vita, si costruiscono album di memorie, si invita la persona a scrivere un diario delle proprie giornate o degli eventi importanti, perché non si perdano con l’avanzamento della malattia.

Le capacità attentive diminuiscono, come anche la velocità del pensiero, di trovare soluzioni o di ragionare in fretta. Accorgersi di perdere delle abilità cognitive costituisce un momento di tristezza, di vergogna, di paura; l’anziano talvolta non sembra rendersi conto della propria lentezza e della difficoltà nell’eseguire alcuni compiti, un tempo estremamente semplici.

L’aiuto di una équipe medica, di professionisti che possano offrire consigli e assistenza specifica all’anziano e alla famiglia è per questo importante. Fortunatamente, inoltre, sempre con maggiore frequenza nascono centri o progetti specifici per le problematiche dell’anziano. Il consiglio è quello di rivolgersi al medico e di farsi aiutare nel momento in cui un familiare o la persona stessa inizino a rendersi conto di non riuscire a svolgere la propria vita con serenità e con l’autonomia di sempre.

La percezione di scarsa efficacia, la frustrazione dinanzi al fallimento costituiscono un deterrente alla serenità, alla motivazione ad affrontare situazioni nuove, a rimettersi in gioco nonostante la malattia. L’invecchiamento è un processo naturale e purtroppo degenerativo, che avviene in modi e in tempi diversi per ogni individuo, ma non rappresenta una particolarità, anzi è comune all’essere umano e non sembra vantaggioso vergognarsene. La persona anziana andrebbe incoraggiata, ascoltata, rassicurata, nonostante la fatica per esprimere un concetto, anche se parla spesso delle stesse cose o quello che ha da dire risulti anacronistico, frammentato e spesso fuori luogo. L’anziano merita rispetto, calma, apprezzamento e grande pazienza.

La demenza che sia precoce o senile può modificare, alterandolo, l’assetto familiare e rappresenta una sfida senza apparenti vincitori, ma che può terminare con inutile dispendio di forze o rappresentare l’opportunità di dimostrare indomiti coraggio, amore e amicizia.

3 maggio 2012

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