La fiaccolata per i cristiani vittime di persecuzione
Luci spente al Colosseo per la manifestazione promossa da Comunità di Sant’Egidio e Comunità ebraica. Il ministro Riccardi: «Le comunità internazionali devono tutelare le minoranze religiose» di Maria Elena Rosati
Spegnere le luci al Colosseo, in segno di solidarietà: un gesto simbolico, che ha caratterizzato ieri sera, 9 maggio, la fiaccolata a favore dei cristiani vittime di persecuzione e discriminazione, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità ebraica di Roma. Un evento unico, nel luogo che racconta la storia dei martiri cristiani di epoca romana, e nel giorno in cui in Italia si ricordano le vittime del terrorismo; una serata all’insegna della sobrietà, in cui i rappresentanti delle principali istituzioni hanno ribadito l’impegno a combattere il silenzio e l’indifferenza che avvolge le stragi dei cristiani.«Non ci sono vittime di serie A e vittime di serie B – ha sottolineato Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma –. Vogliamo mandare un messaggio di fratellanza e unità: non possiamo rispondere alla violenza con l’odio». Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha fatto riferimento a Shahbaz Bhatti ministro pakistano per le minoranze ucciso nel 2011, per sottolineare come spesso essere cristiani significhi trasmettere un messaggio di pace che disturba:«La nostra libertà deve portarci a difendere la libertà degli altri – ha detto –. La risposta alla violenza è la solidarietà, l’attenzione, la preghiera». Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha invece ripercorso la storia delle persecuzioni di cristiani ed ebrei: «Tante volte abbiamo raccolto la solidarietà dei cristiani per gli attacchi alle comunità ebraiche in varie parti del mondo – ha detto –. Oggi siamo noi a portare solidarietà, e a manifestare insieme contro l’offesa della dignità umana».
Forza della memoria e della preghiera nella parole di Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, che ha voluto ricordare Giovanni Paolo II e la veglia di preghiera per i martiri cristiani del ‘900 da lui voluta al Colosseo nel 2000; esprimendo la certezza che il martirio continua ad essere un «dramma del nostro tempo», il ministro ha sottolineato che occorre chiedere alle comunità internazionali di farsi carico della tutela delle minoranze religiose. «Oggi spegniamo il Colosseo per dire alla città e al mondo che la libertà religiosa è un diritto inalienabile, da garantire a tutti», ha detto sindaco Gianni Alemanno, mentre il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, ha sottolineato la necessità di unire la «fermezza nel respingere l’odio e la determinazione nel costruire ponti di dialogo e di speranza». Importanza della diffusione del valori del dialogo e dell’impegno sono stati al centro del messaggio inviato anche dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Infine, dopo l’invito espresso da Mariella Zezza, assessore regionale al Lavoro intervenuta in rappresentanza della governatrice del Lazio Renata Polverini, a non lasciarsi intimidire dalla violenza, spazio alla testimonianza di Regina Martins, nigeriana, che ha espresso la preoccupazione che nel suo Paese l’odio religioso sfoci in guerra civile, e la speranza che si possa arrivare a una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani. Una speranza condivisa anche da una coppia di musulmani, presenti alla serata insieme a una piccola rappresentanza di musulmani: «Soffriamo nel sentire delle stragi di cristiani – hanno detto – perché cristiani e musulmani sono vicini in questi Paesi: non vogliamo la violenza, ma solo pace e libertà, per tutti».
10 maggio 2012