L’acqua, bene comune da non monetizzare
A Palazzo Rospigliosi (nella foto) un incontro, promosso da Greenaccord, Coldiretti e Pontificio consiglio della Giustizia e della pace, sull’importanza dell’accessibilità per tutti alla risorsa di Francesco Lalli
«Il bene comune dell’umanità ha tra le condizioni di realizzazione l’accessibilità all’acqua quale risorsa destinata a tutti i popoli riuniti in un’unica famiglia». È il richiamo che è venuto da monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio della Giustizia e della pace, in occasione della tavola rotonda sul tema “Acqua: elemento essenziale per la vita”, organizzata dall’associazione Greenaccord unitamente al Pontificio consiglio Giustizia e pace e a Coldiretti, ieri, 3 maggio, a Palazzo Rospigliosi. Un’occasione per discutere più approfonditamente sui contenuti della nota che la Santa Sede ha reso pubblica in occasione del VI Forum mondiale sull’acqua che si è svolto a Marsiglia dal 12 al 17 marzo 2012.
«Occorre superare una visione mercantilistica di quest’elemento così prezioso – ha continuato monsignor Toso – sia per uscire da una visione utilitaristica del creato, sia per superare le dichiarazioni d’intenti e arrivare a soluzioni operative sostenibili». Tra queste, la nota della Santa Sede indica alcune vie da seguire con decisione, quali la giustizia sociale, la solidarietà intergenerazionale e la sussidiarietà, nella prospettiva più ampia che «occorre sanare al più presto la frattura tra problemi globali e assenza o malfunzionamento di istituzioni dal respiro altrettanto internazionale».
«Abbiamo bisogno di vera politica – ha aggiunto il vescovo – e di un mondo cattolico che nelle sue componenti laicali sappia incidere di più su governi spesso ostaggio di minoranze legate a temi nazionalistici lontani da questioni di portata universale». Altrettanto critico nei confronti della governance mondiale l’intervento di Sergio Marini, presidente della Coldiretti, che ha sottolineato come «vi sia un impegno fortissimo alla riduzione del consumo di acqua da parte del mondo agricolo sia per quel che riguarda la fase del riutilizzo sia sotto il profilo del miglioramento dei processi produttivi». A fronte però di «un alto tasso di arretramento della politica su questi aspetti, in termini di scarsità d’investimenti e pianificazione del futuro per la realizzazione di opere che consentano di ampliare l’accesso alla tanta acqua che c’è».
La nota della Santa Sede è stata giudicata molto positivamente da Riccardo Petrella, dell’Università cattolica di Lovanio, segretario del Comitato internazionale per il contratto mondiale sull’acqua, che ha rilevato come su questo tema si sconti «una visione basata sulla monetizzazione della natura, su metodi di calcolo costi-benefici quale precondizione per scelte strategiche su vasta scala». Si tratta di una prospettiva, ha proseguito Petrella, «che finisce con l’investire anche nuove strade come l’uso di acqua riciclata o il dissalamento dell’acqua di mare». Metodi «tecnologicamente apprezzabili, ma che escludono la gratuità e il concetto di acqua come dono di Dio, a favore di un prodotto elaborato su scala industriale». Per questo, in occasione di “Rio+20” – in programma a Rio De Janeiro dal 20 al 22 giugno prossimi – appare urgente proporre su questo argomento «un patto mondiale di solidarietà, giustizia e democrazia».
4 maggio 2012