L’amore, garanzia per una ricerca più umana
Le parole di Benedetto XVI nella sua quinta visita alla sede romana della Cattolica, in occasione del 50esimo di istituzione della facoltà di Medicina e chirurgia. Ad accoglierlo i cardinali Vallini e Scola di Mariaelena Finessi
«Le molteplici scoperte» e «le tecnologie innovative» sono «ragione di motivato orgoglio, ma spesso non sono prive di inquietanti risvolti». Benedetto XVI riprende così uno dei temi cardini del suo pontificato, quello della necessaria simbiosi tra scienza e fede, e lo fa nel giorno del 50esimo anno di istituzione della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dove è giunto il 3 maggio in elicottero, accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal cardinale Angelo Scola, neopresidente dell’Istituto Toniolo, ente fondatore e garante dell’ateneo.
Rivolgendosi ai docenti, ai ricercatori, agli studenti, alle numerose autorità politiche nonché ai medici e pazienti del Policlinico Gemelli, stipati nel giardino antistante l’auditorium della Cattolica, il Papa affronta la questione del «quaerere Deum», cioè di quel «cercare Dio» di cui l’uomo moderno ha più che mai bisogno. «Il nostro – spiega – è un tempo in cui le scienze sperimentali hanno trasformato la visione del mondo e la stessa autocomprensione dell’uomo», che cerca di valicare ogni limite. Il paradosso è qui: «Escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico» è la stessa cultura positivista a determinare «il declino del pensiero», che «diventa debole» e «acquista terreno anche un impoverimento etico, che annebbia i riferimenti normativi di valore».
Tuttavia, «una mentalità fondamentalmente tecnopratica – avverte il Pontefice – genera un rischioso squilibrio tra ciò che è possibile tecnicamente e ciò che è moralmente buono, con imprevedibili conseguenze». Eppure ragione e spirito non sono così distanti. Anzi, pur nella loro specifica fisionomia «zampillano da un’unica sorgente, quel Logos che presiede all’opera della creazione e guida l’intelligenza della storia». Tanto da poter affermare «che lo stesso impulso alla ricerca scientifica scaturisce dalla nostalgia di Dio che abita il cuore umano». «In fondo – chiarisce il Papa – l’uomo di scienza tende, spesso inconsciamente, a raggiungere quella verità che può dare senso alla vita».
Di qui la responsabilità particolare dell’ateneo nella cui fondazione ha molto creduto padre Agostino Gemelli e che rappresenta, come ricorda nel suo intervento il cardinale Scola, «un centro di indubbia qualità sotto il profilo professionale e della ricerca». Sono oltre 1.500, per citare alcuni dati, i lavori scientifici pubblicati ogni anno nelle migliori riviste mentre ben 46 ricercatori della facoltà di Medicina sono presenti nella classifica dei 300 “Top Italian Scientists”. Chiamati ad opporsi «alla “cultura del disincanto totale”», come ricorda il prorettore vicario dell’università Franco Anelli, citando l’enciclica “Caritas in Veritate”, l’ateneo, e con esso il Policlinico Gemelli, costituiscono un luogo «in cui la relazione di cura non è mestiere ma missione; dove la carità del Buon Samaritano è la prima cattedra e il volto dell’uomo sofferente il volto stesso di Cristo». Altrimenti detto, è l’amore il solo che «garantisce l’umanità della ricerca» mentre in sua assenza, sintetizza Benedetto XVI a conclusione di questa quinta visita alla sede romana della Cattolica, «anche la scienza perde la sua nobiltà».
4 maggio 2012