“L’impresario delle Smirne” all’Argentina fino al 21
Le avventura della compagnia di attori immaginate da Carlo Goldoni arrivano negli anni Cinquanta grazie alle musiche di Nino Rota e all’allestimento del regista Luca De Fusco di Toni Colotta
Parlavamo di un Carlo Goldoni «sociologo» per l’acutezza con cui ha raffigurato i contemporanei borghesi patiti per la villeggiatura. Analisi altrettanto minuziosa, ironica e divertente, è quella che dedica ad altri del suo tempo, la gente di teatro, che conosceva assai bene: ne nacque una commedia a lungo trascurata, “L’impresario delle Smirne”, in scena all’Argentina fino a domenica 21, in una rielaborazione del regista Luca De Fusco.
All’origine il copione goldoniano coglieva i malvezzi di una compagnia di guitti settecenteschi alla ricerca spasmodica di una scrittura. L’occasione sembra arrivare da un impresario turco, che però, assediato dai comici, si dilegua risarcendo i disperati. Per uno storico allestimento di Luchino Visconti Nino Rota, il musicista di Fellini, aveva composto musiche usate anche nel cinema. Di questi motivi degli anni ’50, e di altri di Rota, De Fusco ha fatto l’asse portante del suo spettacolo, ambientando in quegli anni la vicenda e trasformando i personaggi in un gruppo di pittoreschi attori alle prese con l’allestimento di uno spettacolo di varietà in stile settecentesco da rappresentare a Smirne. Nella baraonda che ne consegue domina il turco interpretato da Eros Pagni sul filo di una irresistibile verve.
15 febbraio 2010