L’incontro del Papa con il clero romano

Circa 800 i sacerdoti che hanno partecipato all’incontro nell’Aula della Benedizione. Il Pontefice: «Scegliere la vita» di Angelo Zema
Sul sito della Santa Sede il discorso integrale del Santo Padre, l’indirizzo d’omaggio del cardinale Ruini e la sintesi degli interventi dei sacerdoti

Scegliere la vita è l’eredità fondamentale di Giovanni Paolo II, ed è il significato più autentico del cristianesimo, ribadito dal tempo di Quaresima. Un’opzione, quella di «scegliere la vita», contenuta nel Libro del Deuteronomio, nell’Antico Testamento, che Benedetto XVI ha posto al centro del cordiale e fraterno dialogo con i “suoi” sacerdoti. Alla difesa della vita umana, al valore della maternità, al prezioso ruolo della famiglia, all’importanza di donare la propria vita per trovarla veramente – e qui ha ricordato l’esempio di don Andrea Santoro – ha dedicato buona parte del suo intervento improvvisato nell’incontro con il clero romano, ospitato giovedì 1° marzo dall’Aula della Benedizione nel Palazzo Apostolico Vaticano. È stato il secondo appuntamento del genere (dopo quello del 13 maggio 2005 a San Giovanni in Laterano), con una straordinaria e calorosa partecipazione, in un clima informale: 15 interventi divisi in due tempi da parte dei sacerdoti, seguiti all’indirizzo di omaggio del cardinale Ruini, e le risposte puntuali del Santo Padre.

Un dialogo ricco di spunti. Tanti i temi toccati, a partire proprio da quella che Benedetto XVI ha definito l’«eredità fondamentale di Giovanni Paolo II»: un richiamo ispirato dal simpatico sonetto proposto da padre Lucio Maria Zappatore, parroco di Santa Maria Regina Mundi a Torre Spaccata, in cui immaginava il compianto Pontefice affacciato alla «finestra della casa del Padre», l’immagine usata dall’allora cardinale Ratzinger nella Messa di esequie. Soffermandosi sull’opzione per la vita, il Santo Padre ha affermato che «la grande defezione dal cristianesimo realizzatasi nell’Occidente negli ultimi cento anni è stata attuata proprio in nome dell’opzione per la vita. Volendo avere la vita si dice “no” al bambino, perché mi toglie qualche parte della mia vita; si dice “no” al futuro, per avere tutto il presente; si dice “no” sia alla vita che nasce sia alla vita sofferente, che va verso la morte. Apparente cultura della vita» che diventa «anti-cultura della morte, dove Dio è assente». Ecco il «nucleo della pastorale: aiutare a fare una vera opzione per la vita, rinnovare la relazione con Dio come la relazione che ci mostra la strada per la vita. E così amare di nuovo Cristo. Un programma che ha come centro Cristo». «L’opzione cristiana – ha aggiunto il Papa – è, in fondo, molto semplice: è l’opzione del “sì” alla vita», che si realizza «con un Dio dal volto umano. Seguendo questo Dio nella comunione dell’amore». E in questo solco si inserisce il «grazie» rivolto da Benedetto XVI alle mamme, «perché avete donato la vita, volete aiutare questa vita che cresce e volete così costruire un mondo umano. E lo fate comunicando il centro della vita, facendo conoscere Gesù». Nuovamente ribadita l’importanza della famiglia: di fronte alle minacce rivolte nel mondo a questa «cellula fondamentale di ogni società sana» e al matrimonio, il Papa ha esortato nell’impegno a «fare tutto ciò che favorisce la famiglia: circoli familiari, catechesi familiari, insegnare la preghiera in famiglia. Dove si prega insieme – ha detto ancora – si rende presente il Signore, si rende presente questa forza che può anche rompere la “sclerocardia”, quella durezza del cuore che, secondo il Signore, è il vero motivo del divorzio».

L’attenzione alle donne è tornata con la risposta a un viceparroco, don Marco Valentini, intervenuto sul ruolo delle donne nella Chiesa. «La Chiesa ha un grande debito di ringraziamento per le donne», ha sottolineato il Pontefice, ricordando il loro contributo «a livello carismatico per il governo della Chiesa, cominciando dalle suore, dalle sorelle dei grandi Padri della Chiesa, come Sant’Ambrogio, fino alle grandi donne del Medioevo – Ildegarda, Caterina da Siena, poi Teresa d’Avila – e fino a Madre Teresa. Un fattore determinante, senza il quale la Chiesa non può vivere». Il Papa ha ribadito che «il ministero sacerdotale dal Signore è riservato agli uomini»; in definitiva, «è il sacramento che governa la Chiesa. Tuttavia, è giusto chiedersi se anche nel servizio ministeriale – nonostante il fatto che qui sacramento e carisma siano il binario unico nel quale si realizza la Chiesa – non si possa offrire più spazio, più posizioni di responsabilità alle donne».

Un pensiero è andato anche alla «catena di grandi Papi» del secolo scorso, «che si è opposto alla fede della Chiesa». Benedetto XVI l’ha indicata come «un dono speciale in un secolo così difficile, con due guerre mondiali, con due ideologie distruttive: fascismo-nazismo e comunismo». Rispondendo poi al parroco dei Santi Martiri dell’Uganda, il Papa ha definito l’Africa «la grande speranza della Chiesa», un continente che soffre per tanti problemi. «Continua a essere oggetto di abuso – ha affermato – e molti conflitti non avrebbero assunto questa forma se non ci fossero dietro gli interessi delle grandi potenze. La Chiesa, in tutta questa confusione, con la sua unità cattolica, è il grande fattore che unisce nella dispersione. È rimasta l’unica realtà che funziona e che fa continuare la vita, dà l’assistenza necessaria, garantisce la convivenza e aiuta a trovare la possibilità di realizzare un grande insieme, di ricostruire lo spirito di riconciliazione». Necessario però il «fraterno aiuto» che «non può non nascere dalla fede».

5 marzo 2006

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