Luoghi di culto per stranieri: sono 256 nella zona della Provincia
La Guida di Caritas e Ufficio Migrantes: sono 208 gli spazi di incontro e di preghiera nella Capitale, per 400 mila stranieri che vi risiedono. I cristiani sono circa la metà; i musulmani 60 mila di Alberto Colaiacomo
Duecentocinquantasei luoghi di incontro e di preghiera per gli immigrati nella Provincia di Roma, 208 quelli nella Capitale, per quasi 400 mila stranieri che vi risiedono. L’aumento dei flussi migratori degli ultimi anni ha comportato il moltiplicarsi dei luoghi dedicati al culto dei nuovi cittadini, 34 i centri nati negli ultimi due anni, a dimostrazione che la religione rimane per i migranti uno degli aspetti fondamentali nel percorso di integrazione. Sono i dati contenuti nella “Guida ai Luoghi di incontro e di preghiera degli immigrati a Roma e Provincia” realizzata dalla Caritas e dall’Ufficio Migrantes diocesano e presentata lo scorso 18 gennaio.
La Guida, giunta alla quinta edizione, illustra la situazione aggiornata della presenza straniera a Roma, quasi 400 mila persone, ripartita per “appartenenze religiose”, una stima basata sulle religioni presenti nei Paesi di origine. Così, nella città a Roma, vengono censiti 200 mila cristiani (63% del totale), la metà dei quali cattolici e con un aumento consistente di ortodossi (81 mila), 60 mila musulmani (19%), 9 mila induisti e 8 mila buddisti. Per loro la Capitale offre 130 luoghi di preghiera attraverso le cappellanie cattoliche, 18 Chiese per le comunità ortodosse, 19 centri per protestanti, 19 per i musulmani, 8 per gli ebrei, 6 per i buddisti e 1 a testa per sikh e induisti.
«La ricerca – spiega il direttore della Caritas, monsignor Enrico Feroci – ci mostra la vocazione della città di Roma, centro del cattolicesimo e, allo stesso tempo, luogo in cui la libertà religiosa trova la sua massima espressione e dove, in un clima di pace, le diverse fedi sono chiamate a confrontarsi e collaborare per il riconoscimento dei diritti umani e la solidarietà».
La Guida, per la prima volta in questa edizione, dedica un’attenzione particolare ai sacerdoti stranieri: 292 quelli in servizio presso la Diocesi di Roma (1 ogni 5 di quelli presenti), i quali, oltre ad occuparsi delle parrocchie romane, seguono anche la vita pastorale delle comunità di connazionali. Presenze che, secondo monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes di Roma, «confermano la dimensione universale della Chiesa che ci arricchisce di una sensibilità religiosa forte e innovativa».
La pubblicazione, spiegano i promotori, vuole «rispondere alle esigenze spirituali degli immigrati e porre in evidenza anche il ruolo sociale dei loro centri di preghiera». Nella vita degli immigrati, spiega la curatrice dell’opera, Francesca De Martino, «è insita una dimensione sociale, culturale e anche religiosa che necessita di appositi spazi per esprimersi nelle sue dimensioni rituali e comunitarie. Per questo la Guida ha indicato i luoghi di culto di tutte le religioni con gli indirizzi, gli orari e i nomi dei responsabili, così che tutti sappiano dove e a chi rivolgersi».
Si tratta di centri dove si presta attenzione non solo alla dimensione religiosa ma anche a quella sociale e si attivano reti di amicizia e di mutua assistenza con la promozione di diverse iniziative socio-culturali. L’immigrato non solo viene aiutato nel processo di integrazione ma, nello stesso tempo, viene salvaguardato il suo legame con la cultura di origine, evitando uno pericoloso sradicamento.
19 gennaio 2011