Messaggeri di Dio accanto al Papa testimone di verità
di Angelo Zema
Come in ogni Settimana Santa, è illuminante accostarsi alla parola viva che ascoltiamo nelle liturgie che vanno dalla Domenica delle Palme alla Pasqua e insieme alla forza che scaturisce dalla partecipazione a questi riti, vissuti in comunione con tutta la Chiesa universale. L’itinerario che dalla Passione di Cristo conduce alla Risurrezione, attraverso il sacrificio della Croce, ci immerge ogni anno nel mistero della vita nuova che inizia con il Battesimo.
Così anche in questa Settimana Santa 2010, dove parole come misericordia, giustizia, speranza, carità, verità sono collocate dentro la loro più autentica sorgente. Sono le parole chiave di quella vita nuova che necessitano di essere incarnate nel vivere quotidiano, necessitano di «messaggeri» capaci di testimoniarle con coraggio nella luce della Pasqua. «Come Gesù è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre – ha sottolineato Benedetto XVI lunedì nel saluto che precedeva la recita del “Regina Coeli” – anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo: siamo messaggeri della sua risurrezione, della sua vittoria sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino».
Ma come annunciare questo amore, seguendo le parole di Gesù? Troviamo una risposta nel ripercorrere l’itinerario della Settimana Santa con il Papa. «La sequela di Cristo – ha osservato nella Messa per la Domenica delle Palme – richiede come primo passo il risvegliarsi della nostalgia per l’autentico essere uomini e così il risvegliarsi per Dio. Richiede poi che si entri nella cordata di quanti salgono, nella comunione della Chiesa. È richiesto inoltre che si ascolti la Parola di Gesù Cristo e la si viva: in fede, speranza e amore».
La comunione della Chiesa è una realtà da abbracciare, per camminare in una compagnia affidabile nel segno della misericordia. «Nella lampada della nostra vita – è l’esortazione di Benedetto XVI alla Messa del Crisma – non dovrebbe mai venire a mancare l’olio della misericordia. Procuriamocelo sempre in tempo presso il Signore nell’incontro con la sua Parola, nel ricevere i Sacramenti, nel trattenerci in preghiera presso di Lui». La lotta dei cristiani «a colpi di amore», per dirla con Follereau, significa poi servire la pace, dire «no» all’ingiustizia, «non accettare – ecco l’altro richiamo del Papa – un’ingiustizia che viene elevata a diritto, per esempio, quando si tratta dell’uccisione di bambini innocenti non ancora nati».
Ma la lotta è innanzitutto interiore, dentro se stessi. «Quando noi meditiamo sulla Passione del Signore – ci ha ricordato nell’omelia della Messa nella Cena del Signore -, dobbiamo anche percepire il dolore di Gesù per il fatto che siamo in contrasto con la sua preghiera; che facciamo resistenza al suo amore». Siamo chiamati ad «apprendere l’immensa lezione di amore che Dio ci ha dato sulla Croce, perché – come ha detto il Papa al termine della Via Crucis – nasca in noi un rinnovato desiderio di convertire il nostro cuore, vivendo ogni giorno lo stesso amore, l’unica forza capace di cambiare il mondo».
È l’impegno che il Pontefice indica per uscire dalla grande crisi di questo tempo, che non è solo economica. «Anche ai nostri giorni – è l’appello del messaggio pasquale – l’umanità ha bisogno di una conversione spirituale e morale. Ha bisogno della salvezza del Vangelo, per uscire da una crisi che è profonda e come tale richiede cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze». Occorre un sussulto di queste coscienze, rifuggendo dai condizionamenti della cultura dominante. Oggi più che mai, un grande ruolo di testimonianza e di annuncio spetta ai cristiani, con l’onore di poterlo esercitare seguendo l’insegnamento e la passione apostolica del successore di Pietro, testimone della verità che esprime la forza della carità. Testimone in un tempo difficile, a lui va la solidarietà e la gratitudine – già espresse nel giorno di Pasqua dal cardinale Sodano a nome di tutta la Chiesa – con il doppio augurio di ogni bene per il suo 83° compleanno e per il quinto anniversario della sua elezione al pontificato.
12 aprile 2010