Nek ritorna con “Filippo Neviani”
Il cantautore di Sassuolo presenta un album col suo nome e cognome. Nei brani rock con ripercussioni tribali, l’amicizia, la separazione e gli amori che ritornano di Concita De Simone
«Hey Dio, permettimi di dire che qui è solo l’odio che fa notizia, in ogni maledetto tg, non c’è più l’ombra di quel rispetto, il fatto è che sembra andar bene così, ma infondo sai cosa c’è, hai ragione sempre te… /Che c’è bisogno d’amore, è tutto quello che so, per un futuro migliore, per tutto quello che ho, per cominciare da capo e ritrovare una coscienza, per fare a pezzi con le parole questa indifferenza..». È il cuore di “Hey Dio”, primo brano che apre all’ascolto dell’album “Filippo Neviani” rispecchiando lo stile dell’intero ultimo disco di Nek.
«Pur essendo io credente – dichiara il cantautore di Sassuolo presentando la sua ultima opera discografica -, ho scritto una canzone dallo spirito laico dove Dio è un genitore a cui ci rivolgiamo per risolvere i nostri dubbi. Laici e credenti condividono l’urgenza di avere risposte in questo periodo storico-politico-culturale tanto critico e buio, caratterizzato da declino di valori, rabbia latente e uno stile di vita improntato al “mors tua vita mea”. Per come mi è stato insegnato e per come io ho vissuto Dio, la soluzione è una sola: l’amore. Finalmente abbiamo compreso che non bastiamo a noi stessi: abbiamo bisogno di amore incondizionato e unità d’intenti con le altre persone. Dio è il mio punto di riferimento, ma amore e rispetto per il prossimo sono anche importanti concetti laici».
Con oltre otto milioni di dischi venduti in tutto il mondo, 22 anni di carriera, 11 album di inediti (il primo è “Nek”, del 1992), l’artista è ormai una star internazionale: oltre ad uscire contemporaneamente in Italia, Svizzera, Austria, Germania, Polonia, Slovenia e Turchia, ci sarà anche una versione del nuovo disco in spagnolo per Spagna e America latina. La popstar di Sassuolo, oggi 41enne, stavolta ha deciso di usare il proprio nome e cognome per il titolo di un album che è il compimento di un sogno: quello del padre di Filippo, scomparso durante la lavorazione dell’album, che desiderava che il figlio mettesse il nome di famiglia su una copertina.
Pubblicato lo scorso 16 aprile, su etichetta Warner Music, “Filippo Neviani”, è stato concepito tra la nascita di sua figlia Beatrice – avvenuta il 12 settembre 2010, a lei è dedicata “Dentro l’anima”, dove una batteria sincopata riproduce il battito del cuore della piccola – e, come detto, la scomparsa del padre cui è dedicato l’intero album. Un disco, questo, molto sentito anche perché e dieci le tracce sono state suonate completamente da lui, artista completo nel triplice ruolo di autore, interprete e musicista. I fan romani potranno incontrarlo il 24 aprile alla Feltrinelli di Via Appia Nuova alle ore 18.
«Beatrice è tutto ciò per cui io esisto. È la continuazione di me: la sua nascita ha dato un senso più compiuto alla mia vita», dice Nek. E c’è un altro riferimento alla famiglia, nel brano “Il mondo tra le mani” dedicato a Martina, la prima figlia di sua moglie Patrizia (sposata il 2 settembre 2006): «Ricordo l’emozione del nostro primo incontro: lei mi guardava intimidita e io mi sono commosso, provando un senso di forte responsabilità e il desiderio di mettere il mondo intero nelle sue mani».
Più personale, ma anche più rock: «Volevo riprodurre sul disco l’essenzialità e la fisicità dei live, quindi in tutte le canzoni ho sfruttato le potenzialità delle chitarre anche per creare i colori sonori delle tastiere. Per la prima volta ho suonato io tutti gli strumenti, perché nessuno meglio di me poteva mettere in forma canzone ciò che avevo in mente. Ci sono tanti musicisti migliori di me, ma nessuno conosce le mie composizioni meglio di me. Parte della magia di un brano si dissolve quando lo spieghi a un esecutore, perché lui filtra naturalmente le tue indicazioni con la sua sensibilità e il risultato è inevitabilmente diverso da ciò che avevi in mente».
Dalla melodia pop articolata del primo singolo “Congiunzione astrale” (già in rotazione radiofonica dal 22 marzo) al rock ruvido del futuro singolo “La metà di niente”, in cui spiega che «l’amore non si può centellinare o mettere in discussione: deve essere totale, altrimenti è nulla». E ancora: le percussioni tribali di “Soltanto te” in cui affiorano temi come l’egoismo e la fragilità umana; l’inciso magnetico e caotico di “Io no mai”, in cui emerge il tema dell’amicizia: «Un sentimento che merita il massimo rispetto: sincerità e schiettezza non vanno mai calpestate. Una bella e lunga amicizia non può finire con una fredda lettera».
E poi, gli echi funky di “Uno come me” («La gioiosa sorpresa di un uomo che si credeva immune ai sentimenti e si scopre innamorato») e il desiderio di emozioni sempre più intense in “Dammi di più”, nel quale viene suggerita «una ricerca incessante di nuovi stimoli per mantenere viva e vitale una storia d’amore». Amori e amicizie che ritornano anche in “Verrà il tempo”, dedicata a una coppia di amici separati: «L’orgoglio è un difetto che ha causato troppe vittime. È fuorviante per la ragione e vincolante per i sentimenti: dobbiamo imparare a ignorarlo».
19 aprile 2013