Nel cuore del soul con Mario Biondi

L’artista di origine catanese, chiude la torunèe invernale tornando in concerto a Roma, il 17 maggio al Gran Teatro, e ci svela una collaborazione con George Benson all’orizzonte. di Concita De Simone

Lì, ai margini dello show business, ma nel cuore della musica soul. Lì, possibilmente senza telecamere, ma con un microfono acceso. Ci trovi Mario Biondi, il crooner italiano che ha conquistato tutti in Italia, nel 2006, con il singolo “This is what you are” che rivelò tutto il suo talento “black” e il timbro caldo alla Barry White.

Da lì, 300.000 copie vendute in tutto il mondo con due album (Handful of Soul nel 2006 e I love you more – Live nel 2007) e un nuovo lavoro, “IF”, dello scorso novembre, subito doppio disco di platino con oltre 150.000 copie vendute.

Ed ora la tournée” Spazio Tempo tour 2010” nei principali teatri italiani, partita alla fine di marzo, che registra spesso il tutto esaurito tanto che, ad esempio, a Roma, dopo la data del 2 aprile, Biondi torna lunedì 17 maggio, sempre al Gran Teatro di via Tor di Quinto. Mario Biondi, al secolo Ranno (il nome d’arte è in ricordo del cognome che usava il padre, il cantante Stefano Biondi), schivo trentanovenne, si gode il successo a modo suo: una vita iniziata a Catania e trascorsa da oltre 20 anni a Parma, città lontana dai salotti “che contano”, con la moglie, e in tv giusto il necessario per la promozione.
All’isolamento si contrappone il respiro sonoro internazionale del suo ultimo album: registrato tra Roma e Rio de Janeiro, masterizzato a New York e con il prezioso contributo degli archi registrati a Londra dalla Telefilmonic Orchestra London. Pubblicato da Tattica (la stessa che ha pubblicato Presente di Renato Zero – scelta precisa di non avvalersi di una major), “IF” contiene undici tracce inedite e quattro classici della musica riarrangiati e rivisitati con lo stile inconfondibile dell’artista catanese, tra cui “I Know It’s Over” (versione inglese del brano “E Se Domani” di Carlo Alberto Rossi). Tra le canzoni nuove, “Something That Was Beautiful” (brano scritto per Mario Biondi da Burt Bacharach), “Be Lonely”, il primo singolo molto amato dalle radio, e “Love Dreamer”, il nuovo singolo in rotazione adesso.

Intervistiamo Mario Biondi a pochi giorni dal ritorno a Roma, che sarà anche l’ultima data del tour teatrale, prima di quello estivo che ripartirà il 1 Luglio da Parma e tornerà a Roma il 15 alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica.

Ti aspettavi di tornare a grande richiesta a Roma?
Lo esigevo! I romani mi hanno sempre accolto bene. Ci tenevo io per primo a fare un altro concerto. Lo spettacolo è diviso in due, nel senso che anche il palco è diviso da una corsia rossa che fa da confine tra un lato acustico, capitanato da Lorenzo Tucci alla batteria e Tommaso Scannapieco, al contrabbasso, con Claudio Filippini al piano, Daniele Scannapieco al sax, Giovanni Amato alla tromba, e Luca Florian alle percussioni e l’altro elettrico, di electric jazz per la precisione, con Fabio Nobile alla batteria, Andrea Bertorelli, detto Satomi, alle tastiere, Andrea Celestino al basso, Michele Bianchi alle chitarre e poi c’è l’unica donna della band, Samantha Iorio, nel ruolo di back vocals. Faremo tutto il nuovo album, più cose vecchie e le due anime del concerto, le due band, si danno battaglia sul palco, mentre io sono una specie di arbitro fra loro, c’è pure un grande gong. Poi a un certo punto, si crea l’ensemble e suonano insieme le due batterie, i due bassi ecc.

A 16 anni hai fatto la spalla di Ray Charles: come ci sei arrivato?
Era intorno al 1987/88. Ero un umile piano barista, ma avevo la fortuna di suonare in un posto bellissimo a Taormina, il “Tout Va” un ex casinò che adesso non c’è più. Era la punta di diamante di tutta la Sicilia orientale e da lì passavano tutti i grani artisti nazionali, come Fred Buongusto, Franco Califano e internazionali con Ray Charles, appunto.

Sei una delle voci soul maschili più apprezzate, hai un passato nella musica dance, ma cosa ascolti?
Da sempre, ascolto tutto, da Rachmaninov a Frank Sinatra, Al Jarreau è uno dei mie mentori, poi Lou Rawls, e Isaac Hayes. E Goerge Benson, che ho incontrato ultimamente a Roma, in un locale in zona Ponte Milvio. Ѐ stata una serata piacevole, lui è davvero una bella persona. Era lì con il figlio, che suona la chitarra con lui. Solo che voleva ascoltare e riascoltare il mio disco che gli è piaciuto molto, ma era una cosa che mi metteva a disagio e volevo andarmene via. Comunque è un artista che apprezzo molto e forse si prospetta una collaborazione insieme.

Le tue scelte di riservatezza non ti penalizzano né nelle vendite, né nei concerti…
Ma io sono un compagnone, sto bene in mezzo alle persone, solo che non sono amante né del gossip né delle chicchere inutili. Non critico chi va in tv, ma, al momento, a me non interessa. Poi magari cambio idea e tra qualche anno mi metto a condurre un programma! In generale non ho preclusioni per nessuna cosa. Come il fatto di cantare in inglese invece che in italiano, cosa che non escludo del tutto. Solo che, al momento, ho fondato la mia professione sugli standard americani e mi piacciono le cose che faccio, sto bene così.

Per maggiori informazioni: www.mariobiondi.com

14 maggio 2010

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