Pace e giustizia per i cristiani

La veglia ecumenica diocesana. La celebrazione, nella parrocchia di Gesù Divin Maestro alla Pineta Sacchetti, momento centrale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di Graziella Melina

Hanno pregato per i copti ortodossi, «per le comunità ferite e spezzate. Per i fratelli costretti all’esilio dalla loro terra millenaria», perché abbiano pace, come ha invocato il vescovo Benedetto Tuzia, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. Hanno riflettuto sul tema offerto dalle Chiese cristiane di Gerusalemme, “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera”. Cattolici, ortodossi etiopici, eritrei, romeni e greci, luterani, anglicani, valdesi e metodisti, giovedì sera, nella parrocchia di Gesù Divin Maestro alla Pineta Sacchetti, si sono riuniti per la celebrazione ecumenica della Parola, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani.

Insieme hanno invocato la pace e la giustizia per tutti, a cominciare dai siro cattolici in Iraq e i copto ortodossi in Egitto, e lo hanno ripetuta più volte. «Il movimento ecumenico è l’opera dello Spirito Santo, i martiri ne sono i testimoni più credibili – ha detto monsignor Tuzia, che ha presieduto la veglia -. I martiri sono il seme dell’umanità, il seme del futuro della Chiesa», ha ribadito. L’invito alla preghiera, ha proseguito, «ci giunge dalla Chiesa di Gerusalemme, arriva dalla Chiesa Madre. La Chiesa di Gesù ci invita a riscoprire i valori che tennero uniti i cristiani e che anche oggi aiutano a tenere uniti. Deve fare da specchio alle nostre comunità di oggi». Ma non deve mancare un impegno: «Convertire le nostre preghiere in un qualcosa che viene come soffio permanente. È bello vederci partecipi all’appuntamento ecumenico di preghiera – ha detto -, ma è triste se si trascura per tutto l’anno questo momento di preghiera».

Sull’altare, insieme a monsignor Tuzia, il primo vescovo della diocesi per l’Italia della Chiesa ortodossa romena, monsignor Siluan Span, il pastore luterano Jens-Martin Kruse, e numerosi religiosi di altre confessioni. Tra di loro anche padre Simeone, ortodosso greco, che ha proposto una riflessione sul tema dedicato alla settimana ecumenica. «Unità significa pace che viene dall’alto e che ci conduce alla salvezza delle anime nostre – ha spiegato -. Cristo è la nostra pace, però pace per i non cristiani nostri fratelli costituisce un’idea e un concetto, spiegabile secondo la concezione filosofica di ciascuno. Il verbo di Dio incarnato costituisce la vera pace in ogni animo cristiano di buona volontà». La pace dell’anima, ha poi aggiunto, «costituisce il frutto dello Spirito Santo come ce l’hanno trasmessa coloro che ne furono testimoni fin dal principio», ma significa anche «purificazione dell’anima dalle passioni». Ben diversa dunque, dalla pace esteriore, che «riesce spesso dannosa e vana e non reca alcun giovamento a quelli che la possiedono». Poi un invito «a riconciliare ciò che è in lotta nelle Chiese», perché la pace di Dio, ha detto, è «l’elemento necessario per l’esistenza di questo mondo».

Le offerte dei fedeli, raccolte durante la celebrazione, sono state destinate alle famiglie dei cristiani siro cattolici che insieme ai loro sacerdoti, i padri Tha’ir Saad e Boutros Wasim, sono stati uccisi a Baghdad nella cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso il 31 ottobre scorso.

21 gennaio 2011

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