Pagliai, «rendere vive le parole del Papa»

Il noto interprete del teatro italiano, che ha prestato la propria voce al volume «Gesù di Nazaret» di Benedetto XVI, riflette sul fenomeno degli audiolibri nel quale si è cimentato per la prima volta di Mariaelena Finessi

Uscito in libreria lo scorso aprile, a ridosso dell’85° compleanno di Papa Benedetto XVI, l’audiolibro «Gesù di Nazaret: dall’ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione», pubblicato da Emons e Libreria editrice vaticana (Lev), ha la firma di Joseph Ratzinger e la voce di Ugo Pagliai. Per la prima volta un testo del pontefice – sebbene qui nelle vesti di teologo – assume dunque la forma di un cd mp3. Stimato interprete del teatro italiano, Pagliai – noto al grande pubblico anche grazie alle sue interpretazioni in diversi sceneggiati televisivi degli anni Settanta – racconta in questa intervista a «Roma Sette» il fenomeno degli audiolibri e la sua personale impresa di riuscire a rendere viva la parola scritta di Ratzinger.

Secondo lei è possibile realizzare l’audiolibro di un’opera teatrale che, come è implicito nell’etimologia della parola, necessita della meraviglia dell’immagine?
Penso di sì. È la prima volta che personalmente faccio un audiolibro e devo dire che è affascinante perché devi dare l’immagine anche attraverso la parola che va quindi soppesata, va sentita e, soprattutto, deve nascere da un prato molto fertile.

Cosa intende?
Intendo dire che l’attore deve cercare di far nascere questa storia e questi personaggi in un contesto di grande umanità ed umiltà. Che è poi quello che si richiede all’attore. Per quanto riguarda i testi teatrali,
credo ci siano, come nel caso degli sceneggiati radiofonici, le possibilità di riuscita. Questo anche interpretando, lo stesso attore, tutti i ruoli previsti dal testo. Di positivo c’è che se uno entra nel libro ha anche l’opportunità di “sentire” i rapporti esistenti tra i vari personaggi,i cui interventi acquistano anche più peso.

Lei ha interpretato il testo di un grande teologo qual è Joseph Ratzinger. Esiste una responsabilità che trascende il fatto letterario: come si è preparato per questo difficile compito?
Non ho avuto molto tempo per poterlo leggere e rileggere però mi sono appellato alla pagina: cioè leggevo una o due pagine e poi le registravo. Leggevo altre due pagine e di nuovo le registravo. E così fino alla fine. Quindi procedevo fidandomi della prima impressione, attraverso cioè quello che scoprivo lì per lì. Naturalmente avevo tutto il tempo per pensare al percorso della parola e a queste soluzioni teologiche straordinarie. In altri termini, ho voluto dare una lettura semplice, senza impormi di fare chissà quale interpretazione, e lavorando con molta umiltà perché l’ho sentito un libro molto vero, molto sincero, molto autentico. Naturalmente, non può che essere così un testo del Santo Padre.

A proposito, lei sa se il Papa ha avuto occasione di apprezzare
l’audiolibro?

Non lo so. Lui ha così tante cose da fare ma spero tanto che qualche passo lo ascolti.

7 maggio 2012

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