Peppe Servillo racconta “Uomini in Frac”

Serata jazz all’Auditorium in omaggio a Domenico Modugno con la voce degli Avion Travel, il prossimo 21 aprile di Concita De Simone

Cinquant’anni fa, dal palco del Casinò di Sanremo, veniva lanciata “Nel blu dipinto di blu”, la canzone destinata ad essere la più eseguita al mondo, con le sue innumerevoli versioni in diverse lingue, che consacrava uno dei padri dei cantautori italiani, Domenico Modugno.

A “Mister Volare” è dedicato un concerto jazz ideato da Peppe Servillo, voce degli Avion Travel, e Furio di Castri, noto contrabbassista, che lunedì 21 aprile porteranno sul palco dell’Auditorium numerosi e prestigiosi “Uomini in Frac” come Fausto Mesolella, altro Avion Travel alla chitarra, Fabrizio Bosso giovane e geniale trombettista; Javier Girotto al sax e clarinetto, Danilo Rea al pianoforte, Cristiano Calcagnile alla batteria, Mimmo Epifani al mandolino e Mimì Ciaramella alle percussioni.

Vero e proprio monumento della canzone italiana, celebrato ormai anche da un francobollo, Modugno seppe inventare uno stile fatto di melodie tradizionali e linguaggi moderni; ma era la sua presenza scenica a sferrare il colpo finale. Tutti lo ricordiamo lì al Festival di Sanremo, quando, sul celeberrimo ritornello allargò le braccia con fare liberatorio, sprigionando tutta la forza dei suoi polmoni per gridare “Volare….oh oh…cantare…oh oh oh oh…”.

Era un’altra Italia quella di 50 anni fa. Era un’altra musica quella di Volare, ma Modugno continua a essere ricordato. Celebrato, negli anni, già da diverse iniziative in memoria dell’artista pugliese scomparso nell’agosto del 1994, non ultima quella all’ultimo Festival di Sanremo – aperto, nella prima serata, dal tributo di Gianni Morandi – vien da chiedersi perché e come un omaggio jazz. Cantante, attore e regista cinematografico, interprete teatrale e televisivo e persino politico, ma jazzista, Modugno, proprio no.

Peppe Servillo, voce degli Avion Travel fin dalle origini negli anni Ottanta, a parlarci di questo ambizioso e suggestivo progetto e del suo legame con Modugno, iniziato con l’album “Bellosguardo”, del 1990, che includeva una versione piuttosto originale di “Cosa sono le nuvole”, scritta dal cantante pugliese insieme a Pasolini per la colonna sonora di “Capriccio all’italiana”, un film in cui figurava anche come attore. O, forse, ancora prima.

Che ricordo hai di Domenico Modugno?
Un ricordo vago da bambino, ma crescendo mi sono appassionato a lui ed è diventato un idolo, sia come interprete che come attore. Nel tempo l’ho scoperto in una dimensione più ampia. Mi piacevano quei film garbati, con Eduardo, che nascevano dai soggetti delle canzoni.

Cosa ti ha colpito del repertorio di Modugno?
Il mio amore artistico per lui non nasce con questo progetto. Modugno mi è familiare. Di lui mi colpiva tutto, i testi, gli arrangiamenti, la musica, il gusto per l’orchestrazione apparentato con la canzone napoletana, che è quella della mia formazione. E poi, era un periodo felice della canzone italiana, di cui lui è considerato un capostipite, ed è stato il primo ad avere un autentico interesse per la musica popolare che oggi diremmo folk. Modugno era a suo modo spregiudicato, aveva un istinto strano e forte che ha fatto bene alla musica leggera italiana.

Questo progetto è nato per il decennale della scomparsa di Modugno, evidentemente ricordarlo e omaggiarlo è ancora una garanzia…
No, no, non è il solito rituale per un anniversario. Questo musicisti si erano ritrovati già per un altro progetto e mi è venuta l’idea di proporre “Uomini in Frac” con le canzoni del repertorio napoletano e siciliano di Modugno, da “Tu si ‘na cosa grande” a “Lazzarella”.

Che c’entrano “Lu minatori” con Duke Ellington o“Vecchio frac” con Leonard Coen?
Sì, all’Auditorium ci saranno tutti musicisti di estrazione jazzistica, ma, non è una forzatura. Ad esempio, Danilo Rea conosce Modugno meglio di me. La sensibilità dei jazzisti verso certi autori popolari non è una scoperta recente. Si pensi alle versioni jazz di Battisti o Tenco. Non abbiamo la presunzione di darne un’interpretazione ufficiale, è solo un piccolo contributo. C’è amore verso il suo repertorio e noi speriamo di far bene sia al jazz sia alla canzone italiana con questo concerto.

Che significano, in musica, “tradizione” e “innovazione”?
Se penso alla tradizione, penso alla canzone napoletana, al melodramma e Modugno risolveva la complessità delle melodie con la sua freschezza da interprete, con il fatto di avere quella teatralità sul palco. Per me è ancora fonte di ispirazione e ci piace “rubargli” un po’ di mestiere.

11 aprile 2008

Potrebbe piacerti anche