Pizzul: «Lippi ha saputo unire il gruppo»

A poche ore dall’esordio degli azzurri ai mondiali 2010, la “voce amica” del telecronista udinese: «Dovremmo sentirci italiani ogni giorno, non solo quando gioca la nazionale» di Daniele Piccini

Mancano poche ore dal calcio d’inizio di Italia-Paraguay, partita d’esordio di South Africa 2010, diciannovesima avventura mondiale per la Nazionale di calcio italiana. Stasera, con diretta Rai 1 a partire dalle ore 20,10, gli Azzurri scendono in campo da campioni del mondo per difendere il titolo conquistato a Germania 2006. Ma, come accade al momento di ogni esordio, la fiducia nel proprio blasone cede il passo ad ansie, timori, insicurezze. Serve una “voce” amica, di cui fidarsi. La migliore è quella di Bruno Pizzul, telecronista Rai della Nazionale di calcio italiana dai Mondiali del 1986 fino al 2002.

«Sulla carta – spiega il giornalista udinese – partiamo da una situazione difficile, i test delle partite amichevoli non consentono di stare troppo tranquilli. A causa degli infortuni il commissario tecnico Marcello Lippi dovrà schierare un 4-4-2. Il nostro girone (“F” con Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda, ndr) per fortuna è piuttosto abbordabile. Dobbiamo stare attenti soprattutto al Paraguay. Siamo la classica squadra che può vincere o perdere con tutti: il gruppo non ha una qualità eccelsa, ma dobbiamo essere fiduciosi».

Il nostro ct nutre però una gran fiducia nel suo gruppo.
«Lippi è stato molto abile a tenere uniti i suoi ragazzi con intelligenti strategie di comunicazione. Un po’ come l’ex-allenatore dell’Inter José Mourinho nel campionato di calcio appena concluso, ha adottato la strategia dell’“accerchiamento”: lamentandosi del fatto che nessuno era dalla loro parte, che nessuno credeva nelle loro possibilità, ha cementato il gruppo. Ha fatto credere che “tutti sono contro di noi” e così il “branco” si è tenuto unito».

I primi risultati si sono visti con il botta e risposta tra gli Azzurri e il ministro Roberto Calderoli, che lamentava dei premi economici eccessivamente alti in caso di vittoria…
«Infatti. I giocatori della Nazionale, promettendo di devolvere i propri premi alla Fondazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, sono stati abilissimi. Il capitano Fabio Cannavaro e Gennaro Gattuso hanno avuto un’idea brillante e i compagni li hanno seguiti in modo compatto».

Sono i primi Mondiali di calcio nel continente africano. Che significato hanno?
«Un po’ come successe nei campionati mondiali di rugby del 1995 (quando Nelson Mandela riunificò il paese attorno ai colori di maglia degli Springboks, ndr) il Sudafrica cercherà di sfruttare quest’occasione per rafforzare il processo di “normalizzazione” politica e sociale. In questo paese sono stati fatti degli enormi passi avanti ma restano grandi disparità economiche e sociali. Il Sudafrica ha un prodotto interno lordo altissimo, eppure tanta gente vive con appena 2 dollari al giorno. C’è un forte disagio sociale interno e momenti di partecipazione ed aggregazione come quelli dei Mondiali non potranno che giovare».

Non accade la stessa cosa anche in Italia? Anche da noi qualcuno assegna agli Azzurri addirittura il compito di tenere uniti gli italiani.
«Infatti è proprio così. Anche da noi c’è una situazione politica di fibrillazione e sembra che i giocatori azzurri abbiano la responsabilità di lavorare per l’unità. Io credo che nel nostro Paese sarebbe ora di sentirci italiani ogni giorno, non solo quando gioca la Nazionale di calcio».

A Roma circa 20 mila tifosi potranno seguire le partite di South Africa 2010 da un maxischermo di 50 metri allestito a Piazza di Siena (Villa Borghese). Ma le partite dell’Italia potranno essere seguite anche al Rock City, presso il Parco degli Acquedotti, al Villaggio Noche de Roma, sulla Pontina, e al Roma Vintage al Parco San Sebastiano.

14 giugno 2010

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