Raffinata e aggressiva la «Locandiera» Musy

In scena all’Eliseo la grande commedia di Carlo Goldoni in cui traspare una realtà sociale che è propria di ogni tempo di Toni Colotta

Le commedie di Carlo Goldoni fanno trasparire una realtà sociale a volte dura, che le rende attuali in ogni tempo. Tanto che cambiano le “letture” da una messinscena all’altra. Ne è palmare esempio «La locandiera», autentico capolavoro che a metà ’900 fu spogliata del Settecento di maniera da Luchino Visconti per diventare gioiello di realismo. E a seguire, ognuno vestì la commedia in scena in modi diversi, Squarzina, Missiroli, per fare due nomi. La protagonista Mirandolina, che con astuzie fa innamorare di sé i suoi ospiti paludati per poi deluderli tutti sposando il cameriere, diventa così protofemminista, e non solo. In fondo è imprenditrice proprietaria di una locanda. La rappresentazione che nel 1979 ne diede Giancarlo Cobelli impresse al testo ancora una svolta: Mirandolina, impersonata da Carla Gravina, sfoggiava una femminilità aggressiva prerivoluzionaria anche se raffinata. E stavolta si gridò all’antifemminismo. Quella «Locandiera», riallestita con interprete l’ottima Mascia Musy (foto), è in scena all’Eliseo. Ritroviamo lo stesso fiero cipiglio, la scenografia cupa, la comicità amara, il clima raggelato. Un altro volto della grandezza di Goldoni.

23 aprile 2007

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