Ricordo di Chiara Lubich, pioniera del dialogo
La Messa presieduta dal cardinale Rylko a S. Maria Maggiore a un mese dalla morte della fondatrice dei Focolari di Angela Napoletano
Manca ancora mezz’ora all’inizio della celebrazione. Ma nella chiesa di Santa Maria Maggiore non c’è più nessun posto a sedere. A riempire i banchi della basilica papale, nella sera di venerdì 18 aprile, sono gli amici, i parenti e i figli spirituali di Chiara Lubich, la donna (scomparsa, a 88 anni, lo scorso 14 marzo) da cui è nato «il meraviglioso popolo dei Focolari». L’espressione è del cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, che ha presieduto la Messa di trigesimo concelebrata da quattro cardinali e sei vescovi.
«Chiara va annoverata a pieno titolo nell’albo delle grandi donne cristiane del XX secolo, come Edith Stein e Madre Teresa di Calcutta – dice il porporato durante l’omelia -. Donne che hanno fatto l’esperienza di un incontro intenso e profondo con Dio e che l’hanno saputo dire in modo persuasivo ai loro contemporanei». Il brano intonato dai focolarini durante la preghiera che precede la Messa (“Vieni, vergine e sposa”) è lo stesso che, scritto per Chiara dai gruppi musicali del Movimento, “Gen Rosso” e “Gen Verde”, fu eseguito per la prima volta proprio ai suoi funerali. “La famiglia tua è di ogni razza e tribù…”, dice il brano. A interpretarlo, oltre ai focolarini italiani, è la voce di uomini e donne provenienti da ogni angolo del mondo: fedeli provenienti delle comunità nate dal carisma di Lubich in oltre 180 Paesi, insieme a rappresentanti di diverse Chiese e religioni, venuti a Roma come testimoni di un’amicizia, quella con Chiara, nata dal dialogo ecumenico ed interreligioso.
«Sono ortodossa grazie a lei», dice Nina Vyazovetskaya, medico moscovita. Gli fa eco Heike Vesper, di Lipsia, che racconta come Chiara abbia riacceso in lui l’amore per la chiesa evangelica luterana «e la passione per l’unità». Le frasi con cui la donna di origine trentina andava predicando l’unità tra i cristiani (“Se resteremo fedeli alla nostra consegna, Ut unum sint, il mondo vedrà l’unità, tutti saranno uno se noi saremo uno”) sono fissate anche nella memoria di Stefan Tobler, teologo della Chiesa riformata, e di Matteo Calisi, presidente della Fraternità cattolica internazionale delle Comunità e Associazioni carismatiche di Alleanza, che ammette: «Chiara ci ha insegnato che Gesù crocifisso e abbandonato ha guadagnato l’unità dei suoi discepoli».
Ciò che tanti ricordano, in particolare, della fondatrice dei Focolari è il modo in cui parlava della Vergine Immacolata, «la chiave – diceva – per entrare nel Vangelo». «Mi ha presentato Maria come madre sua e anche mia…», racconta Shahrzad Houshmand, musulmana, docente di studi islamici all’istituto “Religioni e culture” della pontificia Università Gregoriana. «In Chiara ho visto un vuoto pieno di infinito e ho capito Maria – aggiunge Callam Slipper, ministro della Chiesa anglicana –. Mi pareva di vedere qualcuna che la dimostrasse nella sua vita».
A salire sull’altare della basilica papale per una testimonianza di stima e affetto a Lubich è anche Yoshinobu Miyake, ministro giapponese del movimento scintoista, che parla di Chiara come di «una vera pioniera del dialogo oltre le differenze», «modello per i capi religiosi di tutto il mondo».
La scomparsa di una donna del calibro di Chiara Lubich suggerisce un inevitabile interrogativo: come sarà il Movimento senza di lei? A rispondere è il cardinale Rylko che, dopo aver ripercorso la storia dell’Opera di Maria, indica ai focolarini «la via maestra» da seguire verso il futuro: «Lasciarsi guidare dal Signore – spiega – e cercare sempre e soltanto la sua volontà, proprio come ha fatto Chiara per oltre sessant’anni». I focolarini riuniti nella chiesa di Santa Maria Maggiore accolgono le parole del porporato con un lungo applauso. «Irrituale – mormora qualcuno – ma inevitabile».
21 aprile 2008