Scegliere la vita: non sia flebile la voce dei cristiani

di Angelo Zema

La notizia arriva improvvisa e travolge flebili speranze. Eluana è morta. Orrore, sgomento, tristezza si mescolano, scavalcando per un attimo la pietà per una creatura innocente che ora riceve la carezza e il sorriso del Dio di misericordia. Una persona privata dell’alimentazione e dell’idratazione – di cibo e acqua, elementi essenziali del vivere – e in tal modo condotta alla morte: come non essere colti dall’orrore ?

E tutto ciò è accaduto con l’autorizzazione della magistratura. Una morte avallata dal diritto e resa possibile dalla collaborazione di alcuni medici che hanno violato il loro dovere di curare la vita umana. Una doppia sconfitta, del diritto e della medicina. Entrambi sono per l’uomo, sono per la vita, e nella vicenda di Eluana sono stati piegati al servizio della morte.

La battaglia giudiziaria, di cui la morte di ieri sera è stata l’epilogo, ha presentato – come ha mostrato la puntuale e accurata ricostruzione di Avvenire – non pochi lati oscuri e controversi, a cominciare dalle testimonianze sulla personalità e sulle opinioni di Eluana non prese in considerazione durante i processi.

Sconfitta è la politica, per non essere riuscita ad individuare – non dico in questi giorni, ma in questi mesi – una soluzione che potesse salvare la vita di Eluana e che sapesse guardare ai tanti – più di duemila – che si trovano in condizioni di stato vegetativo nel nostro Paese.

Sconfitti ci sentiamo un po’ anche noi, più poveri e più soli. Ancora più perché abbiamo dovuto ascoltare lo scandalo di pur pochi fratelli nella fede che hanno parlato di “non vita” per una esistenza «senza relazioni e senza coscienza». Quasi che la dignità della vita di una persona dipenda dalla qualità della sua esistenza o dalla quantità o dalla presenza/assenza di relazioni: aberrante pensarlo, tutt’altro che in sintonia con l’insegnamento del Vangelo.

Sconfitta è l’informazione, o buona parte del “pianeta mass media”, per la faziosità che ha segnato la copertura informativa della vicenda di Eluana, con verità nascoste e opinioni a una sola direzione. Atteggiamento di cui si è reso protagonista anche un telegiornale del servizio pubblico.

Ora cali pure il silenzio rispettoso su Eluana. Su di lei si diriga la preghiera al Dio della misericordia che tutti abbraccia nella sua pietà e ha a cuore soprattutto le vite innocenti e indifese, spezzate ingiustamente. Al Dio della pace si levi l’invocazione perché nessuno più uccida Abele, e si alzi il grido di speranza, “Sono io il custode di mio fratello, di quello che soffre, di quello più debole”, senza “forse”, senza punti interrogativi.

Sul “sì” alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, non cali il nostro silenzio di cristiani, che di questo “sì” siamo testimoni proprio fin dal momento iniziale della vita. «Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome» (Isaia 49, 1).

Non si unisca il silenzio dei medici, chiamati a spiegare le condizioni di una persona in stato vegetativo, capace di emozioni e relazioni, riconosciute da illustri scienziati, come – seppur in maniera diversa – i tanti disabili che vivono una esistenza degna di questo nome; medici chiamati a ribadire la loro vocazione a “prendersi cura” dei malati, in particolare di coloro che non possono più provvedere a se stessi.

Non cali il silenzio della politica, chiamata a orientare le sue scelte verso il bene comune. È opportuno e necessario che il Parlamento legiferi perché altre Eluane non siano condotte alla morte in modo così atroce e approvi leggi che difendano il diritto alla vita garantito dal diritto naturale.

Cessi sì il clamore, ma – come all’epoca della legge sull’aborto o come in occasione del referendum sulla procreazione assistita – non sia flebile la voce dei cristiani. Occorre accompagnare alla morte soprattutto con la vicinanza umana, come hanno fatto con Eluana le suore di Lecco, icone della carezza di Dio sulla vittima indifesa di questa vicenda. Occorre «scegliere la vita», come invita il Deuteronomio ( Dt 30, 19), e testimoniare questa scelta con la preghiera innanzitutto, con la parola e con le opere. Affinché Eluana non sia morta invano.

10 febbraio 2009

Potrebbe piacerti anche