Senza confini ed età il “grazie” a Karol

La devozione a Giovanni Paolo II nei messaggi indirizzati alla postulazione della causa di beatificazione e a “Totus Tuus” di Angelo Zema (Avvenire)

Dalle testimonianze alle preghiere. Cambia così la modalità con cui viene espressa la devozione per Giovanni Paolo II, a tre anni dalla sua morte. Il “barometro” che indica questo mutamento è collocato nella postulazione della causa di beatificazione e canonizzazione del compianto Pontefice. La sua sede, nel Palazzo Lateranense di Roma, è non solo la destinazione finale di messaggi e oggetti lasciati accanto alla tomba di Giovanni Paolo II, nelle Grotte vaticane, ma anche il luogo in cui quotidianamente arrivano da ogni parte del mondo preghiere con la richiesta di intercessione di Papa Wojtyla, insieme a testimonianze che in parte vengono poi pubblicate su “Totus Tuus”, il mensile della postulazione.

Mentre continua ininterrotto l’omaggio di fedeli e pellegrini verso la lapide che reca il nome dell’amato Pontefice e le date dell’inizio del suo pontificato (16 ottobre 1978) e della sua morte (2 aprile 2005), prosegue quindi incessante anche l’altra espressione della devozione e dell’affetto. Attraverso ogni mezzo: dalla posta ordinaria a quella elettronica, ai fax.

Si moltiplicano le richieste di santini – anche se chi scrive le chiama già “reliquie” – con l’immagine di Wojtyla, diffusi in diverse lingue: circa 15.000 quelle da “evadere”, di cui 5mila provenienti dall’Italia. «Siamo letteralmente sommersi», dice Michèle Smits, dello staff della postulazione. I fedeli – ma è forse riduttivo limitarsi a tale parola, visto che l’affetto per Giovanni Paolo II è decisamente “trasversale” – tengono particolarmente ad avere davanti quella fotografia, quello sguardo, quel sorriso, con il testo della preghiera per implorare grazie per intercessione del Servo di Dio: «O Trinità Santa, ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa il Papa Giovanni Paolo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della tua paternità, la gloria della Croce di Cristo e lo splendore dello Spirito d’amore…».

Una preghiera che sul sito della postulazione (www.diocesidiroma.it/beatificazione), attivo in 6 lingue, è reperibile in 31 lingue. Al terzo piano del Palazzo Lateranense l’invocazione campeggia in migliaia di santini, in attesa di essere spediti, collocati accanto alle scatole che contengono oggetti provenienti dalla tomba: non solo le consuete lettere e disegni, ma anche corone di rosario, croci, piccole icone, candele, lumini, fotografie di persone care o ammalate.

Leggendo i messaggi depositati alle Grotte vaticane per dire “grazie” a Giovanni Paolo II, non ci sono più solo le voci dei bambini, come accadeva spesso all’inizio. I piccoli, con le loro “lettere a Karol”, sono in primo piano in un libro appena edito in Polonia, dove è da poco uscito anche un volume che raccoglie le testimonianze pubblicate dall’edizione polacca di “Totus Tuus”. Sfogliando i biglietti, traspaiono storie di dolore, di riscatto, di gioia. «Avendo già una bambina che allora aveva 5 anni, io e mio marito – scrive Pina – avevamo il desiderio di darle un fratellino o una sorellina. Era settembre del 2006 quando una notte sognai il nostro amato Giovanni Paolo II che era in una stanza e brillava di una luce che non si toglierà mai dai miei occhi. Si mostrava più giovane di come ci ha lasciati, non mi disse niente, ma i suoi occhi e il suo sorriso mi infondevano una pace e una serenità uniche, che null’altro forse è in grado di donare. Arrivò anche Padre Pio in questa stanza ed entrambe sorridenti mi fecero uscire. Al risveglio ricordandomi del sogno, ero felice e serena. Agli inizi di ottobre, dello stesso anno, scoprimmo di aspettare un bambino, e a maggio del 2007 è nato il nostro bimbo che abbiamo chiamato Giovanni Paolo, in suo onore!».

Molte infatti sono le lettere che raccontano di grazie ricevute come il dono della vita. Numerose quelle che lo chiedono, nell’affidamento a Dio e con il cuore rivolto all’ Wojtyla. «Le chiedo quindi la grazia di pregare per me e mio marito affinché possiamo avere un bambino», lascia scritto una donna di Aversa. Sempre di più, mentre spesso si leggono dei “grazie” ripetuti, prevalgono le preghiere, semplici e commosse. «Aiutami a restare ferma nella fede!», scrive Cettina. «Affido alla tua protezione quella persona che tu sai», firma «una mamma, una moglie, una donna». E sembra quasi di penetrare in un’intimità che si teme di violare. L’intimità del dialogo tra i figli e un padre. Affettuoso ed esigente come era Giovanni Paolo II.

2 aprile 2008

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