Tagli per la riabilitazione, accordo alla Regione

Sospeso il taglio dell’8% al budget delle strutture che si occupano di disabili. Mobilitazione dei genitori davanti alla Regione Lazio: «Senza di noi che ne sarà dei nostri figli?» di Mariaelena Finessi

Immediata sospensione del taglio dell’8% al budget per i centri di riabilitazione “ex articolo 26”. È quanto prevede l’accordo firmato ieri, 26 maggio, dal vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino e dai rappresentanti dei due coordinamenti regionali dei Centri di riabilitazione, Aris e Foai, assieme al Codacons. Il punto d’incontro arriva al termine di una mattinata di proteste silenziose in via Rosa Raimondi Garibaldi, all’Eur: fisioterapisti, operatori, genitori, ragazzi disabili e suore, tutti uniti – bavaglio bianco alla bocca – contro il decreto commissariale dello scorso dicembre, il quale stabiliva una riduzione delle sovvenzioni agli istituti che si prendono cura delle persone affette da gravi disabilità. «Un decreto – denuncia don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco – comunicatoci alla vigilia di Natale e usato come una mannaia contro di noi, perché tagliare in modo indiscriminato significa lasciare persone per strada». Se diminuiscono i posti letto in un ospedale, infatti, «ci si può rivolgere a un altro ospedale, ma queste persone – continua don Vinicio – non hanno alternative». Una situazione, che aggiunge dolore al dolore.

«Sono la madre di Paolo Ciarla – una donna si avvicina –, per favore lo scriva che abbiamo paura per il futuro dei nostri figli perché forse la gente non immagina la nostra condizione». Intanto altre madri e altri padri si stringono attorno alla signora Maria Pia. «Paolo ha un ritardo mentale ed è molto aggressivo ma al Don Guanella, grazie alla fisioterapia e alla musica, me lo hanno trasformato tanto che oggi lui sa di avere uno scopo nella vita». Maria Pia arriva da Velletri per far sentire la sua voce. Per 32 anni ha vissuto con questo suo figlio che la picchiava sempre: «A fine giornata – dice – ringraziavo Dio di essere ancora viva». Timidamente, si fa avanti un uomo. «Mi chiamo Raffaele, vorrei parlare di mio figlio Claudio, ma solo per sottolineare un aspetto che sta a cuore a qualunque genitore, specie a noi». È il “dopo”, il momento in cui i familiari non potranno più prendersi cura di questi ragazzi. Claudio è al Don Guanella addirittura dal 1963. Oggi è un uomo di 46 anni ma il suo papà non rinuncia a stargli accanto, come quando era bambino, e così va a prenderlo al centro due volte a settimana per portarlo in piscina o fargli fare una piccola gita. «Mia moglie ha il morbo di Parkinson – rivela infine – ed io per quanto tempo potrò ancora occuparmi di Claudio? Senza di noi, che ne sarà di lui? Mi chiedo se queste cose le giudicano e in che modo».

Le strutture che nel Lazio si occupano di disabilità sono perlopiù religiose e private. A rappresentarle, le due più grandi associazioni di categoria che, da sole, riuniscono l’85% dei centri diurni e di riabilitazione ospitanti ben 25 mila pazienti: il Foai (Federazione degli organismi per l’assistenza alle persone disabili) e l’Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari). A nome di quest’ultima, Michele Bellomo illustra l’attuale situazione: «Nel residenziale – dice – ci sono pazienti da 40 anni, per la maggior parte pluriminorati, mentre il 30% si trova in età evolutiva». Di fronte a uno scenario simile, «costretti a fare una scelta, quali pazienti dovremmo dimettere?». Intanto, la notizia della sospensione del decreto ridona sollievo ai tanti genitori appostati all’ingresso della Regione Lazio. Nell’intesa raggiunta è anche stabilita la contemporanea attivazione, da parte delle Asl competenti, di una serie di verifiche sui percorsi socio-sanitari dei Centri. Nella seconda metà di giugno sarà poi convocato un tavolo che valuterà il lavoro svolto dalle Asl per stabilire un emendamento che, in occasione dell’assestamento di bilancio regionale a luglio, valuterà la copertura finanziaria per queste strutture e, più o meno direttamente, deciderà la sorte di migliaia di disabili.

27 maggio 2009

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