Terremoto, i funerali all’Aquila: «Nulla vince la forza dell’amore»
Il rito presieduto dal cardinale Tarcisio Bertone davanti alla caserma della Guardia di Finanza. Lutto nazionale. Prima della celebrazione letto un messaggio del Papa di Angelo Zema
Il messaggio di Benedetto XVI: «Condivido la vostra angoscia»
La commozione è enorme. Duecentocinque sono le bare depositate in fila davanti alla caserma della Guardia di Finanza dell’Aquila dove si svolgono i funerali delle vittime del terremoto in Abruzzo. Funerali di Stato. Le bare di 5 bambini sono posate sopra quelle delle madri. È questo soprattutto che colpisce al cuore. Anche chi guarda la cerimonia in televisione da ogni parte d’Italia. Tutti stretti attorno alla gente dell’Abruzzo. È lutto nazionale.
All’Aquila presiede il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, concelebrano i 18 vescovi dell’Abruzzo e tanti sacerdoti, presenti le massime autorità dello Stato. All’inizio della celebrazione viene letto il messaggio del Papa: «Condivido la vostra angoscia, ora coraggio di sperare». La partecipazione del Santo Padre si è fatta sentire subito, con il telegramma all’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, con l’annuncio della sua prossima visita in Abruzzo, con la presenza ai funerali del suo segretario particolare, monsignor Georg Gaenswein.
La gente è abbracciata, in lacrime. Il cardinale Bertone pronuncia la sua omelia. «Con immensa pietà ci siamo stretti idealmente attorno alle tante vittime, strappate immaturamente ai loro familiari da una morte crudele, e alle tante famiglie rimaste senza casa, privi delle cose più care. Ci ritroviamo numerosi in questo luogo per un atto di omaggio e di compianto, ma soprattutto per una celebrazione di preghiera». Il segretario di Stato vaticano ricorda «il mistero della morte» che «ci fa inginocchiare davanti a Dio» e «ci immerge nel suo amore eterno, perché in Dio è la sorgente della vita, il senso, il valore della nostra vita».
Di fronte al mistero «sentiamo però che non tutto è finito» e «siamo qui per pregare l’Autore della vita, sorretti dalla certezza, come afferma la Parola di Dio, che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio buono e misericordioso». «Accanto a queste bare, come accanto alla croce di Gesù stanno afflitti e sgomenti i parenti, gli amici, i conoscenti» e «a testimoniare la solidale presenza dell’intero popolo italiano ci sono le molte autorità civili e militari», «i responsabili di questa regione, provincia e città», «i volontari di tante associazioni venuti da ogni parte d’Italia, il Pastore di questa Chiesa e i sacerdoti che condividono l’esperienza dell’essere spogliati di tutto».
Un ricordo particolare va a Marco Carvagna, il pompiere-papà di Treviolo, venuto da Bergamo e qui colpito da un infarto mentre cercava di salvare altre vite: «In questa vostra città e nei paesi vicini, che hanno conosciuto altri momenti difficili nella loro storia, si raccoglie oggi idealmente l’Italia intera, che ha dimostrato, anche in questa difficile prova, quanto saldi siano i valori della solidarietà e della fraternità che la segnano in profondità».
Nell’ora odierna «di dolore e di smarrimento profondo», la Parola di Dio conforta e assicura «che nulla può vincere la forza dell’amore»: «Nulla può contro l’amore, questo grido del cuore che regge l’urto dello spazio e delle distruzioni, perché noi non siamo fatti per la morte, siamo fatti per la vita» e «a Gesù che ha pianto davanti alla morte di Lazzaro, suo amico, rivolgiamo la richiesta accorata di aumentare la nostra fede» affinché «ci aiuti a trasformare questa morte in un atto di fede, di speranza e di amore, amore che si fa condivisione e fraternità».
Guardando al futuro, il cardinale Bertone aggiunge: «Sento nascere la speranza nel cuore perché s’avverte già nell’aria che sotto le macerie c’è la voglia di ripartire, di ricostruire, di tornare a sognare» e «si tornerà con più forza, con più coraggio a ridare vita a questi luoghi», «con la forza e la dignità d’animo che vi contraddistingue».
In momenti come questi, sottolinea il segretario di Stato vaticano, «Dio può sembrare assente, il dolore può apparire una forza bruta e senza senso, le tenebre degli occhi pieni di pianto sembrano spegnere anche i più timidi raggi di sole e di primavera» ma è proprio adesso «che sentiamo emergere dal profondo la certezza dell’intervento amorevole di Dio». Ricordando ai presenti che domenica «sarà la vostra Pasqua, una Pasqua che rinascerà ancora una volta dalle macerie di un popolo tante volte provato nella sua storia», il cardinale Bertone invita a riprendere il cammino «insieme a Maria, portando insieme il dolore dell’incolmabile assenza dei defunti, con una presenza più assidua, fraterna e amichevole presso le loro famiglie». «Ci aiuti Lei, la Stella della Speranza, a conservare salda la fiducia in Dio e in noi stessi, certi che un giorno rivedremo anche questi nostri cari defunti che ci hanno anticipato nell’avventura verso il Cielo».
10 aprile 2009